L’assuefazione dell’Italia tra boicottaggi contro Israele e cortei in kefiah
di Marco Del Monte - 30 Ottobre 2025 alle 12:09
Dall’invasione russa dell’Ucraina sono passati ormai tre anni, in cui l’Europa convive con la guerra. Attenzione, però, perché non siamo in guerra, anzi: a sentire quello che ribadiscono i nostri politici un giorno sì e l’altro pure, nessuno “scarpone” occidentale calpesterà il suolo ucraino.
La “convivenza” è con la parola guerra a cui tutto si conforma. Domenica, sfogliando i quotidiani, mi sono imbattuto nella lettera di un cittadino che si rivolge ai dipendenti della società Leonardo, tacciandoli di ipocrisia e falsi pregiudizi. L’occasione viene data da una lettera a più firme che il personale di questa società rivolge ai dirigenti perché interrompano la vendita di armi a Israele; il lettore, con sagacia, chiede che sia esplicitato in altro modo questo pensiero, riassumendo più o meno così: perché non dichiarate più correttamente che siete disposti a rinunciare allo stipendio, che in questo momento vi sta pagando anche Israele?
La domanda è acuta e pertinente, perché la società, all’avanguardia nel mondo per i sistemi di puntamento, per le mine e per una serie di armamenti speciali, ha potuto raggiungere questa posizione di rilievo proprio grazie alla collaborazione con Israele. Lo status morale di questi “pacifisti” è pari a quello dell’uomo che, per fare un dispetto alla moglie, si evira da solo. La stessa insipienza si sta manifestando nel campo della medicina: per punire Israele, i malati di Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative dovranno rinunciare ai farmaci della Teva.
In questi ultimi mesi assistiamo a cortei permanenti in kefiah, dove imperano le bandiere palestinesi e che si concludono regolarmente con cariche alle forze dell’ordine che, ormai quotidianamente, vengono ferite e ospedalizzate. A pagina 9 del Giornale di domenica 26 ottobre, nella rubrica “Analisi”, è riportata una notizia che riguarda “la guida delle brigate sanitarie”, dove sono riportate tutte le istruzioni per chi va in piazza a combattere contro i poliziotti. Le città dove questo avviene, ormai ad ogni evento convocato per qualsiasi motivo, sono sempre le stesse: Torino, Milano, Napoli, Roma, ma sta quasi passando sotto silenzio che ormai regolarmente ogni sabato pomeriggio a Milano ci sia un corteo che si autodefinisce “pro-Pal”.
Drammaticamente da noi si parla ancora di Flotilla, dopo che è stato accertato che questi “turisti” sarebbero arrivati a Gaza senza nemmeno un tozzo di pane, avendo consumato tutto nel viaggio. È veramente fuori dal mondo che solo in Italia si verifichi un fatto del genere. Per esempio, un altro lettore faceva notare che della Flotilla turca non si sa più nulla; questo a testimonianza del fatto che anche i turchi dimostrano così di avere ben altro a cui pensare.
L’Italia si distingue perché ospita e tollera presenze che anche la Turchia ritiene indesiderate, mentre i partiti del campo largo fanno a gara a presentare candidati che trasudano antiebraismo da tutti i pori. I partecipanti al campo largo sono in lotta tra loro, soprattutto per la supremazia, e sono uniti solo da questa avversione per Israele, a prescindere. C’è persino chi rimpiange Hitler. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha sentito il bisogno che su ogni giornale fosse ben specificato che il corteo fosse stato convocato per motivi legati ai contratti di lavoro, onde evitare equivoci.
Guardando attentamente tutte queste vicende di piazza, però, non si può fare a meno di pensare che ci sia sotto un’unica regia eversiva che ora cavalca la “questione palestinese”, ma è pronta a cavalcare altre onde, quando si presenteranno, con l’unico obiettivo di far cadere il governo. L’Italia, assuefatta a tutto ciò, sta tollerando anche il fatto che le periferie delle nostre città sono ormai delle vere e proprie “banlieues”, ovvero terra di nessuno, dove pare che l’unica legge rispettata sia la “Sharia”. Dove non c’è neanche questa, c’è il degrado totale, abbandono e sporcizia. Viene spontanea una domanda: si uscirà prima o poi da questa bolla, alla quale siamo tutti assuefatti, per tornare a una vita più o meno normale?