Israele silenzia la stampa Youlube gli dà una mano
Tutti hanno capito che la guerra si vince anche sul fronte dell’informazione. Israele più di tutti, e così lunedì il Parlamento israeliano ha approvato in prima lettura un disegno di legge che consente di chiudere i media stranieri ritenuti “dannosi” per la sicurezza nazionale senza un ordine del tribunale. Nelle stesse ore il quotidiano statunitense The Intercept pubblica la notizia che YouTube ha cancellato “silenziosamente” ben 700 video comprovanti violazioni dei diritti umani da parte del governo di Tel Aviv. Dimensione interna e internazionale si legano, dunque, avallate anche dall’azione del governo Usa che intimidisce tutti coloro che intendono collaborare con la Corte penale internazionale.
IL PROGETTO DI LEGGE, promosso da un deputato del Likud, è stato approvato con 50 voti favorevoli e 41 contrari dalla Knesset e necessita ancora di altre due letture prima di diventare legge. La chiamano “legge Al Jazeera” visto che durante i bombardamenti su Ga2a Israele ha silenziato la tv qatarina più vista dal mondo arabo. Il disegno di legge autorizza il ministro delle Comunicazioni a bloccare o chiudere canali e siti web stranieri, sequestrare le loro apparecchiature e fare irruzione negli uffici senza controllo giudiziario. Di fatto, concederebbe al governo la facoltà di esercitare un controllo totale sui media stranieri, indipendentemente dalla situazione della sicurezza o dalle obiezioni internazionali. La morsa sull’informazione passa anche per la decisione di YouTube di cancellare di nascosto dei video – un documentario sulle madri sopravvissute al genocidio, un’inchiesta sul ruolo di Israele nell’uccisione di un giornalista palestinese americano, etc. – appartenenti a tre organizzazioni palestinesi per i diritti umani: Al-Haq, Al Mezan Center for Human Rights e il Palestinian Centre for Human Rights. “Sono piuttosto scioccata che YouTube dimostri così poca fermezza”, ha dichiarato Sarah Leah Whitson, direttrice esecutiva di Democracy for the Arab World Now, mentre per Katherine Gallagher, avvocato senior presso il Center for Constitutional Rights, “è scandaloso che YouTube stia promuovendo il programma dell ’amminis trazione Trump di rimuovere le prove di violazioni dei diritti umani e crimini di guerra.” YouTube, di proprietà di Google, ha infatti confermato a The Intercept di aver cancellato gli account dei gruppi “come conseguenza diretta delle sanzioni imposte dal Dipartimento di Stato” riferendosi alle sanzioni contro le organizzazioni che hanno collaborato con la Corte penale internazionale nei casi che accusavano funzionari israeliani di crimini di guerra (è il caso anche di Francesca Albanese). “Google si impegna a rispettare le sanzioni applicabili e le leggi sulla conformità commerciale”, ha affermato in una nota il portavoce di YouTube, Boot Bullwinkle.
AL MEZAN, un’organizzazione per i diritti umani di Ga2a, ha dichiarato a The Intercept che il suo canale YouTube è stato improvvisamente chiuso lo scorso 7 ottobre, senza alcun preavviso. Anche il canale di Al-Haq, con sede in Cisgiordania, è stato cancellato il 3 ottobre. Secondo il conteggio di Intercept, si tratta di oltre 700 video. L’azionista di YouTube, Google, si è distinto per accordi di rilievo con Israele (ne ha scritto Daniele Luttazzi sul Fatto) come conferma il contratto da 1,2 miliardi sottoscritto, insieme ad Amazon, con Tel Aviv per fornire al governo israeliano servizi avanzati di clo ud computing e Intelligenza artificiale. Si tratta del progetto Nimbus che garantiva a Israele di avere informazioni riservate e segrete fornite dalle major alle autorità giudiziarie di altri paesi, ma ritenute sensibili o comunque riferibili a Israele. Inoltre, il giornalista investigativo Alan McLeod, su MintPress, ha rivelato che ex spie israeliane lavorano con ruoli di vertice nelle società Microsft, Google, Meta e Amazon. Anche il cloud Azure di Microsoft ha collaborato alle strategie militari di Israele mentre ancora Intercept scrive che al pari di YouTube anche Mailchimp, il servizio di mailing list, ha cancellato l’account del gruppo palestinese Al-Haq.