Perché la politica del “Paga per Uccidere” dell’Autorità Palestinese incentiva il terrore e svela le sue vere intenzioni
16 Novembre 2025 alle 14:43
Il sistema di ricompense finanziarie dell’Autorità Palestinese (AP) ai terroristi e alle loro famiglie, comunemente noto come “Pay for Slay” (Paga per Uccidere), rappresenta uno degli indicatori più chiari del continuo abbraccio della violenza da parte dell’AP anziché della coesistenza. Mentre i leader palestinesi sostengono che questi pagamenti siano sussidi di assistenza sociale, la struttura e la portata del programma rivelano un sistema deliberato che glorifica il terrore e incentiva l’omicidio di Ebrei. Questo articolo spiega come funziona il programma, perché è unicamente distruttivo e cosa rivela sulle intenzioni di fondo dell’AP.
Punti chiave
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Il sistema “Pay for Slay” fornisce stipendi mensili ai Palestinesi imprigionati per terrorismo o alle famiglie di coloro che sono stati uccisi mentre assassinavano Israeliani.
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I pagamenti aumentano con la gravità del crimine o la lunghezza della condanna, collegando direttamente la ricompensa finanziaria agli atti di violenza.
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Il programma consuma centinaia di milioni di dollari all’anno, anche se l’AP affronta gravi carenze finanziarie.
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Nonostante le ripetute affermazioni di riforma, le prove dimostrano che la pratica continua, spesso attraverso canali indiretti.
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L’esistenza di un tale sistema dimostra che l’AP considera ancora il terrorismo come una legittima “resistenza”, non come un crimine morale.
La Struttura del sistema “Pay for Slay”
Il “Fondo per i Martiri” e la “Commissione per gli Affari dei Prigionieri”, entrambi amministrati dall’Autorità Palestinese, distribuiscono stipendi mensili agli individui imprigionati in Israele per reati di terrorismo e alle famiglie di coloro che sono morti durante l’attacco agli Israeliani. L’importo dello stipendio dipende dalla durata della pena detentiva, il che significa che coloro che sono stati condannati per crimini più gravi ricevono più denaro.
Ad esempio, un prigioniero che sconta pochi anni potrebbe ricevere diverse centinaia di dollari al mese, mentre uno che sconta l’ergastolo può guadagnare più di $3.000 mensili. Anche le famiglie dei terroristi uccisi negli attacchi, etichettati come “martiri”, ricevono stipendi mensili e pagamenti forfettari, oltre a benefici aggiuntivi come pensioni, copertura delle tasse universitarie e assistenza medica.
Questo programma costa all’AP centinaia di milioni di dollari ogni anno, rappresentando quasi l’8% del suo budget totale negli ultimi anni. Questi fondi potrebbero essere utilizzati per costruire scuole, migliorare l’assistenza sanitaria o sostenere la creazione di posti di lavoro. Invece, sono diretti a ricompensare coloro che hanno ucciso o tentato di uccidere Israeliani.
Perché la politica è dannosa
1. Ricompensa e incoraggia l’omicidio
A differenza dei tipici sistemi di assistenza sociale, la struttura del “Pay for Slay” lega esplicitamente il guadagno finanziario agli atti di terrorismo. Più lungo o mortale è l’attacco, maggiore è il pagamento. Questo design trasforma l’omicidio in un potenziale percorso di carriera per coloro che vedono il terrorismo come onorevole. Invia un messaggio chiaro alla società palestinese che uccidere ebrei porta sia fama che benefici finanziari.
2. Mina la pace e la legittimità
L’AP spesso afferma di cercare la pace e il riconoscimento da parte della comunità internazionale, eppure il mantenimento di questa politica contraddice ogni obiettivo dichiarato della diplomazia. Un governo che ricompensa il terrorismo non può credibilmente affermare di perseguire la nonviolenza. I pagamenti glorificano gli assassini come eroi e perpetuano una cultura che valorizza il martirio rispetto alla coesistenza.
3. Corrompe la nozione di assistenza sociale
I veri programmi di assistenza sociale sostengono i cittadini in base al bisogno. Al contrario, i pagamenti dell’AP danno la priorità alle famiglie degli aggressori rispetto ai civili pacifici. Molte famiglie palestinesi che non hanno alcun legame con la violenza vivono in povertà mentre quelle legate al terrore ricevono stipendi costanti. Ciò dimostra le priorità politiche del regime piuttosto che una preoccupazione umanitaria.
4. Promuove l’odio tra le generazioni
Celebrando i “martiri” nelle scuole, nei media e nelle cerimonie pubbliche, l’AP rafforza una narrativa secondo cui la violenza contro gli Israeliani è nobile e paga. I bambini imparano che coloro che attaccano gli Ebrei sono eroi le cui famiglie saranno accudite dallo Stato. Questo ciclo di indottrinamento sostiene il conflitto che l’AP afferma di voler porre fine.
5. Abusa degli aiuti internazionali
Gran parte del bilancio dell’AP è finanziato dall’assistenza estera proveniente da Stati Uniti, Unione Europea e altri paesi. Anche quando le nazioni donatrici tentano di impedire che il loro denaro venga utilizzato per gli stipendi dei terroristi, la fungibilità delle finanze dell’AP rende quasi impossibile separare gli aiuti da queste erogazioni. Ciò ha portato a una crescente frustrazione tra i governi donatori, soprattutto dopo ripetute promesse non mantenute di riformare il sistema.
Tentativi di mascherare la pratica
L’AP ha periodicamente annunciato piani per ristrutturare o porre fine ai pagamenti, spesso in risposta alla pressione diplomatica. Tuttavia, audit indipendenti e dichiarazioni pubbliche di funzionari palestinesi mostrano che il sistema centrale rimane intatto. In alcuni casi, i pagamenti sono stati semplicemente spostati sotto diverse categorie di bilancio o incanalati attraverso l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) invece che direttamente attraverso l’AP.
Questi cambiamenti cosmetici consentono ai leader palestinesi di rivendicare la riforma senza interrompere effettivamente gli incentivi alla violenza. La persistenza dei pagamenti sottolinea che la politica non è una svista burocratica ma una scelta deliberata e duratura.
Cosa rivela la politica sulle intenzioni dell’AP
La continuazione del “Pay for Slay” espone una verità spesso oscurata dalla retorica diplomatica: l’AP considera ancora la violenza come uno strumento legittimo di resistenza. Ricompensare i terroristi finanziariamente e socialmente invia un messaggio che la distruzione di Israele rimane un’aspirazione centrale del governo palestinese.
Anziché preparare la sua popolazione alla coesistenza o al compromesso, le azioni dell’AP perpetuano il rancore, la vendetta e il martirio come valori determinanti. Ciò mina direttamente ogni possibilità di pace e mantiene vivo il conflitto per le generazioni future.
Risposte Internazionali e Israeliane
Israele ha risposto deducendo l’importo equivalente di questi pagamenti dalle entrate fiscali che riscuote per conto dell’AP. Gli Stati Uniti hanno approvato il Taylor Force Act nel 2018, dal nome di un cittadino americano assassinato da un terrorista palestinese, per bloccare i finanziamenti all’AP fino a quando non porrà fine alla pratica. Diversi paesi europei hanno sollevato preoccupazioni simili e hanno iniziato a rivedere i loro programmi di aiuto.
Nonostante queste misure, la leadership dell’AP continua a insistere sul fatto che pagare i prigionieri e le famiglie dei “martiri” sia un dovere nazionale. I funzionari palestinesi difendono abitualmente la politica in pubblico, anche di fronte alla condanna internazionale.
Conclusione
Il programma “Pay for Slay” non è un’iniziativa di assistenza sociale, è un fallimento morale e politico che incentiva l’uccisione di Ebrei e ricompensa il terrorismo. Mantenendo questo sistema, l’Autorità Palestinese dimostra di non aver abbandonato la violenza come strumento politico.
Per Israele e la comunità internazionale, la continua esistenza di questa politica è la prova che la pace non può essere costruita su ricompense finanziarie per l’omicidio. Fino a quando l’Autorità Palestinese non abolirà completamente il programma e non inizierà a educare la sua popolazione alla coesistenza piuttosto che al martirio, rimarrà complice nel sostenere la stessa violenza che afferma di voler contrastare.