Il Tempo infiltrato alla riunione di Hannoun. Il capo dell`Ucoii: «Israele Stato genocida»
L’articolo de Il Tempo è un’inchiesta preziosa che smaschera l’ambiguità e le posizioni estremiste di Yassine Lafram, numero uno dell’Ucoii, durante una riunione zoom con Mohammad Hannoun. Nonostante Lafram si definisca moderato, si è rifiutato di condannare apertamente Hannoun, ritenuto un uomo di Hamas dagli USA, o di chiarire i legami tra la Flotilla e Hamas. L’inchiesta evidenzia la gravità della sua dichiarazione, dove definisce lo Stato di Israele uno “stato genocida”. Lafram attacca inoltre i giornalisti, accusandoli di “sostenere il genocidio” e di seguire la “linea dell’editore”, anziché la propria coscienza. L’articolo serve a denunciare l’ipocrisia di chi si maschera da moderato pur non discostandosi da posizioni radicali.
Il Tempo si è infiltrato nella riunione zoom tra Yassine Lafram (numero uno dell’Ucoii)e Mohammad Hannoun. E, essendo il tema centrale quello della Flotilla, abbiamo voluto chiedergli conto dei legami tra la missione per forzare il blocco navale e Hamas, visto che diversi membri della Sumud sono stati intercettati con esponenti del terrorismo palestinese. Ma gli abbiamo anche chiesto come faccia una persona come lui, che si definisce moderata e favorevole al dialogo interreligioso, a partecipare a una conferenza con chi, come Hannoun, ha evocato la legge del taglione, è ritenuto un uomo di Hamas dagli Usa e se non sentisse il dovere di discostarsene. Ma sul secondo punto non ha risposto, se non che lui non è «il portavoce di Hannoun. La sua questione è molto semplice, bisogna chiedere a lui». Ha concluso con interventi in cui ha invitato a discostarsi dagli estremisti, a impegnarsi nel sostegno pacato al popolo palestinese, al portare avanti un dialogo pacifico, ma non è riuscito a dire che non condivide quanto dice un soggetto che parla di pena di morte in piazza e a commentare le foto inequivocabili di appartenenti alla Flotilla: «Tra le tante accuse che si possono muovere a persone come noi si è scelta un’accusa che è stata già smentita più volte, e tra gli altri gli israeliani avevano anche ritenuto che ci fosse un documento israeliano in cui Hamas parlava della Flotilla», ci ha detto sorridendo. Ma gli abbiamo specificato che non si trattasse solo di quello e che la prova a cui si riferiva era una lettera dell’ex capo di Hamas che battezzava la Pcpa (Conferenza Palestinese per i palestinesi all’estero), e che molti di loro fossero oggi dietro la Flotilla. Ha obiettato che «non si tratta di un dibattito. Chiedodi rispondere senza essere interrotto». Poi, rispondendo a Il Tempo, si è riferito a «giornalisti che sostengono il genocidio, ciascuno risponderà davanti alla sua coscienza e alla storia. Purtroppo abbiamo avuto diversi giornalisti e politici importanti che hanno abbracciato pienamente la narrazione israeliana e la propaganda è la prima arma di guerra». E sullo Stato di Israele: «Non ho nessuna intenzione di distruggere lo Stato di Israele, credo nella sua esistenza come stato genocida e mi piacerebbe tanto che i nostri mezzi di informazione, piuttosto che rispondere a una linea redazionale, quella che è la linea dell’editore, abbiano il coraggio di rispondere alla voce della loro coscienza in quanto professionisti che dovrebbero essere in grado di scindere la loro ideologia politica da quello che dovrebbe essere il loro dovere». La morale di tutto? Le parole di Lafram non sono estremiste, ma restano due interrogativi: che ci fai lui con uno come Hannoun? Noi abbiamo chiesto a lui cosa ne pensasse del capo dell’Api, e non comprendiamo perché sia così difficile rispondere. Perché chi rappresenta l’islam moderato non si discosta apertamente da sigle sospette o sanzionate? L’Ucoii è questo che deve chiarire in modo netto e senza la minima ambiguità.