Raid di Israele a Gaza, via libera dagli Usa
Attacchi aerei israeliani hanno ucciso ieri almeno 24 palestinesi — compresi numerosi bambini — in tre diverse aree della cosiddetta “zona rossa”, il territorio della Striscia attualmente controllato da Hamas in base agli accordi per il cessate il fuoco entrati in vigore il 10 ottobre. Una risposta, dicono, concordata con gli Stati Uniti e che avrebbe portato all’uccisione di cinque comandanti di Hamas. La ragione del raid, spiegano i funzionari israeliani, è stato un attacco contro i loro militari. Un miliziano sarebbe penetrato sparando nella zoA na verde da loro controllata, un’area appena riaperta agli aiuti umanitari. Come siano andate davvero le cose è difficile dirlo: ieri le due parti si sono accusate a vicenda di aver violato il cessate il fuoco. Quanto basta a far temere per la già fragile tregua mediata dagli emissari del presidente Donald Trump. «Hamas ha violato di nuovo gli accordi, inviando un terrorista ad attaccarci. In risposta, abbiamo eliminato cinque loro leader», ha scritto ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu su X. «Già decine di terroristi – ha aggiunto – hanno oltrepassato le linee per attaccare le nostre truppe». Poi l’affondo: «Israele rispetta pienamente il cessate il fuoco, Hamas no». I miliziani l’hanno raccontata in altro modo: «Il governo tenta di imporre realtà diverse da quanto concordato». Parlando anche di «violazioni sistematiche dell’accordo». Ma da parte israeliana. «In questo mese di presunta pace hanno ucciso centinaia di persone» — il numero ufficiale è 280 — e «modificato la traiettoria del ritiro violando le mappe concordate». Avrebbero, cioè, spostato la linea gialla che segna l’attuale divisione ufficiale, in certi tratti, dicono gli uomini di Hamas, «anche di 300 metri». Tutto questo accade alla vigilia di un nuovo round di negoziati: con una delegazione di alto livello di Hamas attesa al Cairo nelle prossime ore, guidata da quel Khalil al-Hayya che gli israeliani tentarono di uccidere a Doha. Lo stesso che l’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha già annunciato di voler rincontrare. Secondo l’emittente libanese Al-Mayadeen (affiliata a Hezbollah), lo scopo dei nuovi negoziati è «coordinarsi con altri paesi arabi e rafforzare la posizione nazionale palestinese contro i piani israeliani». Di sicuro sarà un incontro nervoso: Hamas ha già fatto sapere agli Usa, tramite i mediatori di Egitto e Qatar, di essere pronta a mettere fine al cessate il fuoco a Ga2a, se proseguiranno quelle che appunto definiscono «violazioni israeliane». Ma a quanto pare un esponente di Hamas avrebbe bollato come «prive di fondamento» le voci di una rottura della tregua. La richiesta ai mediatori è una: «Intervenire con urgenza e esercitare pressioni su Israele affinché ponga fine a questa situazione». E ce n’è pure per Washington: «Rispetti i propri impegni e costringa gli israeliani ad adempiere agli obblighi. Gli Stati Uniti contrastino i tentativi di minare la fase due dell’accordo». Quella, cioè, che dovrebbe portare a un ulteriore ritiro dell’esercito. Fino ai confini della Striscia.