Intervista a Stefano Rapone: “Dobbiamo strappare una risata per Gaza: l`attenzione resti alta”
“Siamo stati colpiti in faccia con una trave dal dramma di Gaza”. Stefano Rapone è uno dei campioni della nuova generazione di comici, difficile trattenere la risata soltanto sentendo la sua voce. Eppure parlando del dramma palestinese c’è proprio poco da ridere, ma Rapone e altri 60 comici, da Sabina Guzzanti a Filosofia coatta, da Edoardo Ferrario al Collettivo c’è figa, oggi si alterneranno sul palco del Brancaleone di Roma per Stand up for your rights, una maratona di dodici ore, dalle 12 a mezzanotte, a sostegno di Gaza– con una raccolta fondi per Medici senza frontiere – organizzata da Pietro Sparacino, Monir Ghassem, Leo Masti e Chiara Pichierri “con l’obiettivo di unire la scena della comicità italiana intorno a un gesto concreto di solidarietà, per una causa urgente e necessaria”. Non riesco a credere di dover fare una intervista seria con lei, ma Gaza ce lo impone… Difficile riuscire a scherzare su queste tematiche. Ma l’iniziativa era necessaria, se ne parlava da un po’ tra noi comici. Perché in tutto il mondo hanno già fatto cose simili, perfino in Giappone. È doveroso perché se abbiamo un minimo di influenza sulle persone è giusto utilizzarla per il popolo palestinese. E comunque nei mesi scorsi, proprio sulla tragedia di Gaza, abbiamo assistito al risvegliarsi di artisti e intellettuali dopo anni di apatia, o no? È difficile ignorare quanto succede in Medio Oriente, ci ha colpiti in faccia con una trave, se si ha una coscienza non si può far finta di niente. E sembra sempre di non fare abbastanza. Eppure è giusto prodigarsi per influenzare le persone sul tema, per far venire dei dubbi a chi magari ha certezze. È una chiamata alla responsabilità. Sembra incredibile, ma stiamo facendo davvero una intervista seria… che poi la sua comicità è fatta di discorsi apparentemente seri… Mi rendo conto di dover avere a che fare con l’aspettativa. Penso sempre che l’altra persona si aspetti che io faccia ridere, ma posso dire che mi piace deludere le aspettative? Questo fa ridere, ad l e esempio. Mi fa piacere. Poi sono più abituato a intervistare che a essere intervistato. Quello che fa con Daniele Tinti nel seguitissimo podcast Tintoria, insomma. Sì, è più facile rispondere alle mie domande che alle tue. à Torniamo seri. Allora appuntamento oggi, lei si esibirà intorno alle tre del pomeriggio, non le chiedo di anticiparci nulla, ma perché accorrere al Brancaleone oltre che per ridere? Perché è importante adesso, perché giornalismo e mente umana si abituano a tutto. E la situazione nella Striscia non è risolta per i palestinesi, per cui non si vede una via d’uscita e che di base nessuno si fila. Se si spegne l’attenzione per loro è finita. Ed è proprio su questo che i potenti del mondo contano per il lungo periodo, in modo che tutto possa essere come è sempre stato da tanto tempo ormai, palestinesi sottomessi a Israele e all’Occidente, almeno quelli che riescono a sopravvivere. Dobbiamo dire no, ognuno lo fa a modo suo e come può. Noi comici cercando di strappare una risata per qualche ora. Le sue costruzioni comiche sono discorsi surreali, dicevamo. Sono davvero curioso di capire come può affrontare il tema di oggi al Brancaleone, ci anticipa qualcosa? No, deve restare la curiosità di scoprirlo oggi. Qualcosa sul tema ce l’ho… posso dire che partirò in modo più leggero per poi inanellare un crescendo comico. E mi rendo conto che far ridere su Gaza sia davvero un’impresa impossibile. Ma necessaria oggi. Perché è quello che noi comici sappiamo fare ed è quello che a Gaza possiamo dare.