I conflitti, la crisi, la politica: un Paese in cerca di riscatto

L’articolo descrive il Libano come un “modello di convivenza fra cristiani e musulmani” ancora in bilico e in cerca di riscatto. Mentre è lodevole il riconoscimento del Libano come “Paese messaggio” per il dialogo islamo-cristiano, il pezzo scivola in una narrazione unilaterale quando tratta la questione israelo-libanese. L’autore menziona che la guerra con Israele è “solo l’ultima nella serie delle sciagure” e riferisce acriticamente di 343 morti e 661 feriti, di cui un terzo civili, in “circa 900 raid aerei israeliani e attacchi con droni”. Questa informazione è presentata senza contestualizzare gli attacchi di Hezbollah o il motivo della risposta di Israele. La menzione che i fedeli di Yaroun chiederanno al Papa di benedire la pietra angolare di una chiesa “distrutta dagli israeliani durante il conflitto” rafforza il frame colpevolista senza offrire il necessario contraddittorio sul contesto operativo. Pur non essendo puramente anti-israeliano, il pezzo manca di equilibrio, decontestualizzando le azioni militari e concentrandosi sull’impatto emotivo senza indagare a fondo le responsabilità di tutti gli attori.

Una festa dell’Indipendenza all’insegna della speranza e dell’unità quella celebrata ieri in Libano per commemorare la fine, nel 1943, del mandato francese sul Paese. Nel suo messaggio alla nazione il presidente della Repubblica, Joseph Aoun, ha dedicato un pensiero alla visita del Papa che inizia domenica prossima quando i libanesi «accoglieranno insieme Leone XIV» in un «evento nazionale eccezionale». Secondo le disposizioni dell’Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici in Libano (Apecl), le campane di tutte le chiese e i monasteri cattolici del Paese suoneranno a festa per cinque minuti alle 15.45 all’atterraggio del volo papale nell’aeroporto di Beirut. Un triduo di preghiera e adorazione del Santissimo sarà celebrato tra giovedì e sabato su richiesta del patriarca maronita, il cardinale Béchara Rai, «per il successo della visita e per chiedere la grazia di una pace giusta e duratura in Libano e nei Paesi del Medio Oriente». Da parte sua, il governo ha decretato il 1° e 2 dicembre giorni di festa «per consentire ai vari settori di partecipare all’accoglienza» del Pontefice disponendo la chiusura di pubbliche amministrazioni, università, scuole pubbliche e private. Nelle diocesi fervono i preparativi per la partecipazione alla Messa di martedì sul lungomare di Beirut, ma anche all’incontro del Papa con i giovani fissato per lunedì pomeriggio nella sede del paModello d triarcato maronifra cristiani ta. Secondo padre è ancora in b Jean Younes, sedi benvenu gretario generale di Apecl, i posti «Il Libano v prenotati erano Il Pontefice b giunti venerdì sedi una chiesa ra a quota 120mila, ma saliranno ancora nei prossimi giorni. Sull’arteria che porta dall’aeroporto di Beirut verso il centro della capitale, i cartelloni di benvenuto al Papa sono corredati dall’affermazione “Il Libano vuole la pace”. Già, perché giovedì ricorre un anno dall’accordo sulla “cessazione delle ostilità” tra Israele e Hezbollah. Un anno in cui in Libano si è continuato a morire. L’ultimo bilancio parla di 343 morti e 661 feriti – un terzo dei quali civili – in circa 900 raid arei israeliani e attacchi con droni. In verità, la guerra con Israele è solo l’ultima nella serie delle sciagure che si sono abbattute negli ultimi anni sul Paese. Il Libano non è del tutto uscito dalla crisi finanziaria del 2019 che ha provocato il crollo della valuta nazionale e il convivenza conseguente ime musulmani, poverimento di ilico. I cartelli tre libanesi su to al Papa: quattro. Un altro evento doloroso – uole la pace» che il Papa ricorenedirà i resti derà con una prebombardata ghiera silenziosa – è l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 che ha provocato la morte di 246 persone. Il Papa troverà infine un Libano che fatica a trovare una stabilità interna in una regione che pullula di tensioni. E in cui incombe oggi il rischio di un ridisegno politico che non tiene conto della sua vocazione come terra ideale per l’ecumenismo cristiano e il dialogo islamo-cristiano. Perché il Libano, grazie alla sua forte componente cristiana e all’impegno educativo e sociale della Chiesa, rappresenta un’eccezione nel panorama mediorientale che merita di essere salvaguardata. I segni di speranza si iniziano a intravedere. I fedeli di Yaroun, una località del Sud, chiederanno a Leone XIV di benedire la pietra d’angolo della loro chiesa dedicata a San Giorgio, distrutta dagli israeliani durante il conflitto, per poi ricostruirla. Sui social è diventata virale una preghiera sulla visita, scritta da padre Joseph Salloum, parroco della chiesa di San Foca a Ghadir, sulla strada che il Papa percorrerà per raggiungere il santuario mariano di Harissa. «Ti affidiamo, Signore, il Libano; Tu che conosci bene il suo strazio continuo. Ti preghiamo per il nostro papa Leone XIV, che viene nel tuo nome sulla terra libanese. Fa’ che la sua visita porti grazia, rinnovamento e benedizioni al “Paese messaggio”, affinché si avveri la profezia di Isaia: “Ancora u
n poco e il Libano si cambierà in frutteto”».

Il grande archivio di Israele

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