Ucciso il numero 2 di Hezbollah Su di lui una taglia Usa di 5 milioni di dollari
In un articolo del 20 novembre avevamo ipotizzato che il Mossad avesse la possibilità di consultare l’agenda delle riunioni dei nemici di Israele con luoghi, giorni e orari. L’ultima notizia pervenuta ci fa credere che in quell’agenda ci siano anche gli indirizzi delle case dove si tengono incontri decisi al momento. Infatti alle 15.30 locali del 23/11 Ali Tabataba’i, capo di Stato Maggiore di Hezbollah, è stato eliminato nella sua abitazione di Hadahiya, roccaforte di Hezbollah a sud di Beirut, con una precisione che non lascia dubbi sulla qualità dell’Intelligence israeliana. Dalle fotografie esterne al palazzo si capisce che ogni stanza dell’appartamento era un obiettivo. Su Ali Tabataba’i, numero 2 di Hezbollah, dal 2018 pendeva una taglia di 5 milioni di dollari emessa dall’Us Department of State Diplomat Security Service con la dicitura «Rewards of Justice». Queste ultime tre parole, «Ricompense della giustizia», in gergo sostituiscono, anche se nessuno lo ammetterà mai, la vecchia dicitura «Vivo o Morto». Il primo a dare la notizia è stato il ministero della Salute libanese che ha inizialmente parlato di un attacco a sud di Beirut con 5 morti e 28 feriti. Solo quando un funzionario di Hezbollah ha confermato che l’obiettivo era un alto comandante militare, è iniziato a girare il nome di Haytham ‘Ali Tabataba’i. Nella stessa dichiarazione non si fa mistero che contravvenendo agli accordi di cessate il fuoco fra Libano e Israele mediati dagli Usa, fosse proprio lui la mente che guidava le operazioni di ricostruzione e riarmo dei terroristi sciiti alleati di Teheran che, come più volte riportato, ha ripreso a finanziare i Proxi in Libano, in Cisgiordania e in quello che rimane della Striscia di Ga2a. Intorno alle 16.15 ora locale il portavoce dell’esercito israeliano ha confermato l’uccisione dell’alto esponente di Hezbollah e dei suoi fedelissimi, si ha infatti notizia che altre cinque persone sono rimaste uccise nelle esplosioni. Per far capire l’importanza e la pericolosità del target ha aggiunto: «Tabataba’i ha sviluppato e potenziato le capacità di Hezbollah e ha avuto un ruolo significativo nello sviluppo dell’Unità Radwan». Il presidente libanese Joseph Aoun, già sotto pressione da parte americana per il mancato disarmo di Hezbollah come da accordi firmati, ha chiesto la fine degli attacchi israeliani per impedire il riaccendersi delle tensioni e ha invitato la comunità internazionale a intervenire per fermare Israele. È solo una richiesta politica perché Aoun sa perfettamente ciò che ha firmato e ciò che deve fare se vuole salvare il Libano. Lo sa lui, lo sa Netanyahu e soprattutto lo sa Donald Trump. «Israele non permetterà a Hezbollah di ricostruire il suo potere». È stato chiaro Benjamin Netanyahu nella dichiarazione ai media internazionali e ha aggiunto che Tabataba’i era un assassino con le mani sporche di sangue israeliano e americano, la taglia che gli Usa avevano messo sulla sua testa non era un caso. Per Israele era necessario colpirlo perché i suoi sforzi per riarmare Hezbollah dopo i gravi colpi subiti stavano mettendo in crisi la stabilità del confine fra Libano e Israele. Il premier israeliano ha riconfermato che la politica di Gerusalemme è assolutamente chiara: lo Stato di Israele non permetterà a Hezbollah di ricostruire il suo potere e di rappresentare una minaccia per il futuro. E questo sicuramente vale, anche se in questa occasione non lo ha detto esplicitamente, sia per Hamas sia, e soprattutto, per l’Iran che sembra stia facendo di tutto per restaurare le condizioni precedenti la guerra dei Dodici Giorni.