Ecco perché è sbagliato affermare che l’ebraismo è una religione “razzista”, chiusa, suprematista

25 Novembre 2025 alle 11:13

Fonte: Freepik

Un intervento di Roberto Damico

È molto cara agli antisemiti l’idea che l’ebraismo sia una religione “razzista”, chiusa, suprematista. Una narrazione comoda, perché permette di rovesciare il senso della storia e trasformare le vittime in carnefici. Ma questa immagine non ha nulla a che vedere né con la realtà storica né con la struttura stessa dell’ebraismo. Innanzitutto: l’ebraismo non nasce come una religione universale, ma come identità di un popolo. È una nazione, in senso antico, che integra elementi religiosi, culturali, giuridici e di discendenza, ma che non si è mai pensata come chiusa per definizione. La Bibbia stessa lo mostra in modo esplicito.

I Patriarchi non sono “ebrei”
Abramo, Isacco e Giacobbe sono figure fondative, ma non appartengono a un popolo già costituito. Non esiste ancora la categoria di “popolo ebraico”: sono loro a fondarla. Gli antisemiti che dicono “gli ebrei pensano di essere i primi e gli unici” confondono categorie che nella storia semplicemente non esistevano.

Personaggi centrali della Bibbia non erano ebrei
Un caso eclatante: Giobbe. Un intero libro fondamentale dell’Antico Testamento è dedicato a un uomo che non appartiene al popolo ebraico. Questo basterebbe da solo a far crollare la narrazione del “monolite etnico”.

Il popolo ebraico integra stranieri fin dall’inizio
Quando l’identità di Israele si definisce, l’idea che lo straniero possa diventare parte del popolo è normale.

Esempi molto noti:

Mosè ha due mogli straniere: Sefora (madianita) e una seconda moglie «cusita», cioè dell’area sudanese/etiopica.

Salomone e la regina di Saba.

Rut, la nuora di Naomi, è moabita, dunque non ebrea, eppure diventa non solo parte del popolo: diventa antenata del re Davide.

• Anche Agar, madre di Ismaele, è straniera.

La Bibbia non censura queste storie, anzi le mette al centro. Se l’ebraismo fosse un “club etnico chiuso”, questi racconti sarebbero scomodi. Invece sono fondativi.

Il mondo antico non era ossessionato dal colore della pelle
Un altro errore moderno consiste nell’immaginare l’antichità con le stesse categorie del nostro razzismo. Ma:

• Le prime dinastie egiziane hanno forti legami con la Nubia.

• Nell’Iliade, Eos e gli Etiopi sono popolo nobile e caro agli dei.

Cartagine era governata da un’aristocrazia mista.

Roma integra genti di ogni provenienza e il colore della pelle non è mai un criterio giuridico.

Il concetto di “razza” come lo intendiamo oggi semplicemente non esisteva. L’idea di un ebraismo chiuso, suprematista, impermeabile allo straniero non è storia: è propaganda antisemita. La storia reale mostra un popolo che nasce da mescolanze, da alleanze, da incroci, e che fin dall’inizio integra stranieri nella sua struttura più intima. Un popolo antico, sì, ma tutt’altro che monolitico.

Il grande archivio di Israele

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