«Via imam antisemita da Torino»

Sul destino dell’egiziano Mohamed Shahin, 47 anni, imam di una moschea di Torino, è scontro tra Viminale e procura. Secondo le autorità di polizia, l’uomo rappresenta «una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato». Per la procura di Torino, invece, è soltanto un denunciato per un blocco stradale avvenuto durante un corteo Pro Pal. Shahin è stato destinatario di un provvedimento di espulsione firmato da Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, e diventato un caso politico: la maggioranza loda la mossa del Viminale, l’opposizione chiede di bloccare l’iter verso il rimpatrio. Shanin, che è stato portato nel Cpr di Caltanissetta, afferma che in Egitto corre gravi rischi in quanto oppositore di Al Sisi e ha presentato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale. Pietra dello scandalo, le parole che l’uomo ha pronunciato lo scorso 9 ottobre nel corso di un comizio, apologetiche delle stragi compiute da Hamas il 7 ottobre 2023. Nelle tre pagine del decreto di espulsione si legge che Shahin avrebbe «intrapreso un percorso di radicalizzazione religiosa connotata da una spiccata ideologia antisemita» e risulterebbe «in contatto con soggetti noti per la visione violenta dell’islam» nonché esponente della Fratellanza musulmana in Italia.

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