L’Islam e la posta in gioco

Avevo perfino pensato che il silenzio della sinistra e l’assenza di spiegazioni dai leader di Pd, M5s e Avs sugli incontri e sui legami con esponenti dell’islamismo italiano che si ispirano ad Hamas e inneggiano in piazza al 7 ottobre fosse casuale. Silenzi dettati da superficialità. O da quel vezzo di oggi di fare le cose tanto per farle, per poi verificare sui social il gradimento che hanno. Ma ieri ho cambiato idea. E ho capito che la propaganda islamista in Italia ha degli alleati politici. Lo dimostra il fatto che l’imam di Torino viene espulso dall’Italia perché ritenuto un fondamentalista sulla base di un’indagine dettagliata che Il Tempo ha raccontato e anziché prendere le distanze da costui la sinistra parlamentare, e non, scende in piazza per difenderlo. Mostrando bandiere e sigle rivolte proprio a quelle comunità radicali cui ormai una parte del Parlamento si affida. E perfino la Cgil si schiera con un soggetto considerato pericoloso per lo Stato. Prove generali di eversione come non si vedevano dagli anni Settanta. Eppure non è finita qui. Anzi è solo iniziata.

Il grande archivio di Israele

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