Medio Oriente
Israele riceve tutti gli ostaggi: finisce la fase 1. Ma nel corridoio di Filadelfia rimangono le IDF
di HaKol - 28 Febbraio 2025 alle 12:30
La prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e scambio di prigionieri tra Israele e Hamas è terminata. Il tutto è avvenuto alla vigilia del mese di Ramadan, atteso per il prossimo fine settimana, periodo che il premier israeliano Benjamin Netanyahu vorrebbe usare per una pausa di riflessione al fine di capire se, quando e come riprendere con la seconda fase dell’accordo. Il nodo infatti resta quello del Corridoio Filadelfia, quella striscia di terreno che se Israele dovesse di nuovo abbandonare tornerebbe ad essere teatro di traffici di armi e di materiali vari, indispensabili per la ricostruzione di Hamas.
La zona cuscinetto
È per questo che il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz ha confermato che il corridoio di Filadelfia rimarrà una zona cuscinetto. Ha aggiunto: “Questo asse rimarrà una zona cuscinetto, come nel caso del Libano meridionale e della Siria”, riferendosi ai cinque siti dai quali le forze israeliane non si sono ritirate nel Libano meridionale e alle incursioni che hanno avuto luogo nella Siria meridionale dallo scorso dicembre. Ciò è avvenuto dopo che una fonte israeliana informata aveva riferito in mattinata che Israele non avrebbe ritirato le sue forze dal corridoio Filadelfia, al confine tra Gaza ed Egitto (detto anche corridoio Salah al-Din). L’esercito israeliano dovrebbe iniziare a ritirarsi da quella zona all’inizio di marzo, con la fine della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio. Le forze israeliane avevano preso il controllo di questo corridoio lo scorso maggio e da allora Netanyahu ha insistito sul fatto che non se ne sarebbe ritirato, il che ha fatto arrabbiare l’Egitto, che fin dall’anno scorso ha insistito sulla necessità di ritirarsi da questo corridoio. Questo pezzo di terra è considerato una zona cuscinetto ai sensi dell’accordo di pace firmato tra Egitto e Israele nel 1979.
“Non lasceremo il Corridoio di Filadelfia”
Già ieri mattina, dopo una nottata di scambio di prigionieri, un funzionario israeliano aveva inviato una dichiarazione ai giornalisti israeliani a condizione di anonimato affermando che Gerusalemme non si ritirerà dal Corridoio Filadelfia, nonostante l’accordo di cessate il fuoco con gli ostaggi richieda all’IDF di abbandonare il tratto di confine tra Egitto e Gaza alla fine della prima fase. “Non lasceremo il Corridoio di Filadelfia. Non permetteremo agli assassini di Hamas di vagare di nuovo per i nostri confini con pick-up e armi, e non permetteremo loro di riarmarsi tramite il contrabbando”, afferma il funzionario israeliano, sostenendo che Hamas stava usando la rotta per introdurre di nascosto le armi a Gaza. A luglio, quando il team di negoziazione degli ostaggi di Israele credeva di essere sul punto di un accordo con Hamas, il primo ministro Netanyahu ha aggiunto nuove condizioni volte a mantenere la presenza di Israele nel corridoio, affossando così i colloqui, hanno detto funzionari israeliani e arabi al “The Times of Israel”.
Le condizioni dell’accordo
In definitiva, però, l’accordo che Netanyahu ha accettato sei mesi dopo richiede ancora che Israele inizi a completare il suo ritiro dal corridoio di Filadelfia il 42° giorno della fase uno, sabato prossimo, e che termini tale ritiro entro il 50° giorno del cessate il fuoco (9 marzo). L’annuncio del funzionario israeliano è arrivato poco dopo che le autorità israeliane avevano finito di identificare gli ultimi quattro corpi di ostaggi rilasciati nella fase uno. Diverso invece l’atteggiamento di Hamas che ha annunciato di essere pronto a negoziare la prossima fase del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dopo il rilascio di 602 detenuti palestinesi e quattro corpi di ostaggi. In una nota il gruppo islamico ha affermato che l’”unico modo” per Israele di garantire il rilascio degli ostaggi restanti è stato attraverso i negoziati e l’adesione all’accordo. Il movimento islamista ha avvertito che qualsiasi tentativo di ritirarsi dalla tregua “porterà solo a più sofferenza” per gli ostaggi e le loro famiglie.
I negoziati su una seconda fase, in cui Hamas dovrà rilasciare 59 ostaggi in cambio di altri detenuti palestinesi e di un cessate il fuoco duraturo, non sono ancora iniziati. Israele aveva ritardato il rilascio dei prigionieri sabato scorso, a causa delle cerimonie organizzate da Hamas per il rilascio degli ostaggi davanti alle telecamere e alla folla. Israele, insieme alla Croce Rossa e ai funzionari delle Nazioni Unite, ha definito le cerimonie umilianti per gli ostaggi. La scorsa notte, Hamas ha rilasciato i quattro corpi alla Croce Rossa a Gaza senza una cerimonia pubblica.