L'eurodeputato boccia il 7 giugno (e ricorda il 7 ottobre)

Sandro Gozi: “Netanyahu sta facendo del male a Israele. Il Pd dovrebbe scendere in piazza con due bandiere”

di HaKol - 31 Maggio 2025 alle 11:40

Sandro Gozi è l’eurodeputato italiano eletto con Renew Europe nella sua lista francese. «Due settimane fa al Trocaderò, a Parigi, sono stato ospite d’onore, insieme alla star del cinema francese Thierry Lhermitte, di una iniziativa emozionante che mi ha colpito molto. Come ogni venerdì alle 12,15 puntualissimi, centinaia di persone si ritrovano per leggere delle lettere di ex ostaggi israeliani liberati alle famiglie. Un momento di riflessione toccante che serve a ricordare a tutti, perché davvero ce n’è bisogno, che cosa sia stato il 7 ottobre. Il ricordo di quella tragedia si sta già spegnendo, nel dibattito pubblico».

In quell’occasione ha letto anche lei?
«Certamente, io e Lhermitte abbiamo letto una lettera di una madre che aspetta il marito ancora sequestrato. Era un evento molto intenso, partecipato, che spero di vedere anche in altre piazze di tutta Europa».

In Francia, come in Italia, le piazze sfociano invece spesso nell’antisemitismo.
«In Francia la situazione è molto più complessa che in altri Paesi europei, molto più complicata che in Italia. Anche per la presenza di una comunità mussulmana di circa nove milioni di persone – e dove l’entrismo dei Fratelli Musulmani nella politica e nei media è forte – e circa 500.000 ebrei. Una miscela sempre pronta a esplodere».

Cosa intende per entrismo dei Fratelli Musulmani?
«ll loro tentativo di stare dentro ai meccanismi della politica. Molti mussulmani sono legati ai valori della laicità, ai valori repubblicani. Altri lavorano in modo avverso, fanno in modo di relativizzare e indebolire i valori fondamentali della République. Il messaggio che va dato è che la Costituzione e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea devono venire prima di qualsiasi testo sacro: Corano, Bibbia, Torah vengono dopo. Questo deve rimanere un punto fermo».

Chi soffia sul fuoco, in Francia?
«Soprattutto France Insoumise di Mélenchon prova a prendere il voto comunitarista, strumentalizza il conflitto israelo-palestinese per aumentare il proprio consenso».

Adesso però è lo stesso Presidente, Emmanuel Macron, ad andare sopra le righe. Ha chiesto di rafforzare la protesta contro Israele.
«Io credo che Netanyahu stia facendo del male a Israele. Non sono convinto che la strategia di Netanyahu, sospinta dall’estrema destra israeliana, faccia davvero bene al suo Paese. Sta commettendo degli errori che permettono ai nemici di Israele di fare l’amalgama tra scelte del governo – legittime ma secondo me sbagliate – e il diritto all’esistenza di Israele e la distinzione tra popolo ebraico, Stato di Israele e governo Netanyahu. Non si può far coincidere un popolo con il suo governo. L’Italia non coincide con il governo Meloni, d’altronde».

Quali sono i punti che contesta a Netanyahu?
«L’apertura che fa ai coloni, la sua reazione durissima, smodata e in violazione di principi del diritto internazionale a Gaza. Quando qualche mese fa ha piegato Hezbollah in Libano era in tutt’altra posizione. Doveva fare come fece Sharon anni fa, quando all’apice del successo militare optò per una stabilizzazione che portò a raffreddare la tensione. Netanyahu non lo sta facendo, ed è evidente che Macron è molto preoccupato per questa linea del premier israeliano, che finisce per nuocere soprattutto a Israele. Però questo non giustifica chi sembra aver dimenticato l’orrore del 7 ottobre e sembra dimenticare che ci sono ancora degli ostaggi in mano ad Hamas».

Un tema che riguarda anche i partecipanti alle manifestazioni della politica italiana “per Gaza”, qualunque cosa questo significhi… Il Pd andrà in piazza il 7 giugno, con i centri sociali. Ma anche il giorno prima, con qualche bandiera israeliana più in vista.
«Una scelta che denota come quel partito sia incompiuto. Continua a mantenere contraddizioni interne senza riuscire a sbrogliarle e a gestire fino in fondo. Io non ne faccio più parte: quel Pd che avevo contribuito con entusiasmo a fondare oggi avrebbe organizzato lui, da solo, una grande manifestazione con due bandiere, quella di Israele e quella della Palestina. Questo era il Pd che avevamo concepito con Romano Prodi e con Walter Veltroni. Andare così in ordine sparso è un grave errore. Non fare scelte chiare in politica estera è un grave errore. E poi la questione mediorientale – che spacca la società – va affrontata in modo più strutturato».

Cosa intende?
«Semplice: se il Pd nel 2027 vuole presentarsi al voto per costruire una alternativa di governo credibile all’estrema destra di Giorgia Meloni – e sottolineo, estrema destra – dovrebbe prendere in mano le due bandiere. Tutte e due, insieme. Sapendo che il popolo palestinese non coincide con Hamas e che il popolo israeliano non coincide con Netanyahu».

Questo Pd di Elly Schlein appare sbilanciato?
«Questo Pd non è in grado di svolgere il suo ruolo di pivot. Io spero invece che ci arrivi, perché dobbiamo costruire una alternativa di governo seria per battere Giorgia Meloni».

A proposito di elezioni, domani si vota in Polonia, non tra due candidati ma tra due modelli politico-culturali. L’europeista liberale Rafal Trzaskowski, 53 anni, liberale, contro il sovranista Karol Nawrocki, euroscettico. Cosa può succedere?
«Spero che dopo la bella vittoria in Romania, gli europeisti vincano anche in Polonia. Anche perché Donald Tusk interpreta il Ppe nella sua versione più coerente, ben diverso da quello di Weber e di Tajani. Il Ppe polacco lotta contro i sovranisti come dovrebbe fare il Ppe in tutta Europa».

Il grande archivio di Israele

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