La vigilia
Guerra Iran-Israele, le ore precedenti: l’evacuazione delle ambasciate e i negoziati di Trump com Teheran
di HaKol - 13 Giugno 2025 alle 09:29
Avviso alle ambasciate statunitensi in Medio Oriente di evacuare il personale non necessario. Aumento di tensioni in tutta la regione, al punto che l’autorità britannica per le operazioni commerciali marittime, la Ukmto, ha esortato tutte le navi a prestare particolare attenzione nel Golfo Persico, nel Golfo di Oman e nello Stretto di Hormuz. Voci sempre più insistenti di un imminente attacco israeliano contro l’Iran, che sarebbe stato avvertito del possibile raid da “un Paese ‘amico’ nella regione”. E ieri, Cbs News ha anche riferito la possibilità che lo Stato ebraico lanci nei prossimi giorni un’operazione contro i siti strategici [1] della Repubblica islamica senza il supporto degli Stati Uniti. Una novità rispetto all’alleanza che lega i due Paesi, che sottolinea ancora una volta non solo le divergenze tra il presidente Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ma anche il desiderio del tycoon di evitare una frattura totale con l’Iran. Almeno finché rimane aperto un minimo canale di dialogo con Teheran.
Il negoziato, seppure ormai appeso a un filo sottilissimo, sembra ancora reggere. Ieri, l’Oman, Paese mediatore tra Iran e Stati Uniti, ha confermato che domenica si terrà un nuovo round di colloqui a Muscat tra le due delegazioni. Nel sultanato è atteso l’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che avrà colloqui diretti e indiretti con la controparte iraniana. “Saremo a Muscat per difendere i diritti del popolo iraniano”, ha annunciato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, a capo della delegazione della Repubblica islamica. Ma, a differenza delle altre volte, dagli ayatollah non sono arrivati minimi segnali di distensione.
Dopo il fisiologico innalzamento del livello di allerta in tutte le basi del Paese, le forze armate hanno deciso di anticipare le esercitazioni militari, note come “esercitazioni dell’autorità”. Manovre che, come hanno riferito i media locali, “sono state programmate con modifiche al normale calendario militare e sono progettate per rispondere all’evoluzione delle minacce regionali e dei movimenti avversari”. Ma oltre alle mosse sul campo, con l’Iran che avrebbe già predisposto un piano per contrattaccare lo Stato ebraico con centinaia di missili e droni, quello che preoccupa sono soprattutto le scelte politiche, a partire da quelle prese riguardo il programma nucleare. “L’Iran non rinuncerà al suo diritto di arricchire l’uranio, nonostante le crescenti tensioni nella regione. Questa è una guerra psicologica volta a influenzare Teheran nei colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti”, aveva riferito una fonte di Teheran alla Reuters subito dopo la notte di tensioni con Israele.
E in questa guerra psicologica, l’Iran ieri ha alzato la posta in gioco.
Dopo che il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha adottato una risoluzione in cui Teheran viene condannata per “inosservanza” dei suoi obblighi sul programma atomico e di avere violato quanto richiesto dal Trattato di non proliferazione nucleare, il governo ha deciso di tornare sulla linea dell’intransigenza. “Continueremo ad arricchire uranio e proseguiremo su questa strada” ha tuonato il presidente della Repubblica islamica, Masoud Pezeshkian. E mentre da Teheran si è tornato a parlare di un possibile ritiro dal Trattato come segno di protesta per la risoluzione dell’Aiea, dai vertici del programma nucleare è arrivato un altro segnale che preoccupa Israele e Stati Uniti: l’annuncio di un nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio. “Sostituiremo le nostre centrifughe di prima generazione con quelle di sesta”, ha dichiarato Behruz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, e il nuovo complesso sarà realizzato in un non precisato “luogo sicuro”.
E sono proprio quei siti “sicuri” a essere il grande nodo da sciogliere per la comunità internazionale. Secondo Rafael Grossi, i segreti e la forza del programma nucleare iraniano sono nascosti in luoghi inaccessibili, scavati centinaia di metri sottoterra, nelle viscere delle montagne persiane. È lì, in questi “sancta sanctorum” che gli ayatollah avrebbero nascosto materiale in grado di produrre almeno dieci bombe atomiche. E se Netanyahu è convinto di poter mettere fino ai piani atomici di Teheran colpendo questi siti, diversi esperti hanno già messo in guardia dal potenziale fallimento di un’operazione di questo tipo. Anche le bombe più devastanti non riuscirebbero a penetrare così tanto in profondità.
[1] https://www.ilriformista.it/guerra-isarele-iran-chi-sono-le-vittime-eccellenti-uccisi-scienziati-nucleari-vertici-militari-e-il-consigliere-di-khamenei-470791/