Colpiti siti militari e nucleari, uccisi gli ayatollah

Guerra Iran-Israele “durerà almeno due settimane”: Netanyahu stronca la spina dorsale del regime di Khamenei

di HaKol - 14 Giugno 2025 alle 12:31

L’obiettivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu era chiaro: colpire al cuore il programma nucleare dell’Iran. Un progetto che è da sempre nei piani del premier e delle Israel defense forces, convinti che Teheran stesse per giungere ormai al punto di non ritorno sulla produzione dell’atomica. Ipotesi in parte confermata anche dalla risoluzione di condanna dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica subito prima dei raid.

Gli israeliani hanno atteso per mesi, con una preparazione meticolosa che ha coinvolto tutte le agenzie di intelligence, a partire dal Mossad, che ormai da anni possiede una vasta rete di spie all’interno della Repubblica islamica. Poi, nella notte, è arrivato l’ordine: dare il via a “Leone nascente”. “Un’operazione militare mirata a contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele” ha spiegato Netanyahu in un videomessaggio. E nel giro di pochi minuti, 200 caccia sono decollati dalle piste dello Stato ebraico per colpire i principali siti strategici del programma nucleare e missilistico di Teheran nonché decapitare i vertici delle forze armate, a partire dai Guardiani della Rivoluzione. La pioggia di fuoco è stata devastante. [1]
Le vittime nei pasdaran
Per tutto il giorno, le forze aeree di Israele hanno colpito la capitale Teheran, basi militari, siti del programma atomico, in particolare Natanz, “sancta sanctorum” dell’atomo degli ayatollah dato per distrutto dall’Idf, sistemi radar, i sei principali scienziati nucleari, e gli uomini più importanti delle forze armate. E la conta dei morti, almeno fino a ieri sera, era di circa 80, oltre a più di 300 feriti. Già nelle prime stime subito dopo gli attacchi, Israele aveva confermato l’uccisione del capo di Stato maggiore iraniano, Mohammad Hossein Bagheri, del comandante dei Pasdaran, Hossein Salami, e del capo del comando di emergenza, Gholam-Ali Rashid. Poche ore dopo è stata data la notizia anche della morte del comandante dell’aeronautica dei Guardiani della Rivoluzione, il generale Amir Ali Hajizadeh, del comandante dei droni e del vertice del Comando aereo, Davoud Shaykhian, in gran parte riuniti in un centro sotterraneo.

Fonti del New York Times hanno dato per morto anche il comandante della Forza Quds, il generale Esmail Qaani. E nonostante la Guida Suprema, Ali Khamenei, abbia nominato immediatamente i successori di tutti i comandanti uccisi (Mohammad Pakpour è il nuovo capo dei Pasdaran), l’impressione è che sia stata spezzata l’intera catena di comando dei Guardiani. Un colpo durissimo, al pari di quelli che hanno coinvolto fabbriche e impianti del programma nucleare e missilistico. Il pericolo di un’escalation che coinvolga l’intera regione è alto. Anche se Trump ha detto di non essere preoccupato per questo scenario, il Pentagono ha inviato le navi in Medio Oriente per proteggere le basi Usa. Pakpour ieri ha lanciato un avvertimento chiaro: “Apriremo le porte dell’inferno a Israele”. “Le forze armate dell’Iran devasteranno il malvagio regime sionista” ha tuonato Khamenei. E il timore è che “Leone nascente” sia l’inizio di una crisi dai contorni ancora poco chiari. Secondo i media Usa, prima dell’attacco vi sarebbero state numerose telefonate tra il presidente Donald Trump e lo stesso Netanyahu. Ma se da una parte The Donald ha applaudito ai raid, ricordando a Teheran di dovere giungere a un accordo prima che sia troppo tardi, dall’altro sa anche (o deve ammettere) che il deragliamento o forse il fallimento del suo negoziato con l’Iran appare chiaro.

Ieri, il governo israeliano ha richiamato tutti i riservisti in attesa della reazione da parte di Teheran. Netanyahu ha detto alla popolazione di aspettarsi diverse ondate di attacchi da parte della Repubblica islamica. Secondo il Wall Street Journal, il mondo potrebbe essere di fronte a un’operazione israeliana di circa due settimane, con conseguenti reazioni iraniane nello stesso arco temporale. E la comunità internazionale ha già fatto scattare le contromisure. La Cina ha parlato di “profonda preoccupazione”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha espresso timore per “la forte escalation di tensioni”, mentre Vladimir Putin si è detto pronto a mediare dopo avere parlato con Netanyahu e il presidente Masoud Pezeshkian.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è augurato che il Medio Oriente non “sprofondi in un conflitto molto più grave”. L’allarme è scattato anche in Europa, che si è attivata sia a livello di Unione europea che di singoli Stati membri. Ma l’impressione è che tutto passi ancora una volta sull’asse tra Israele e Stati Uniti. “Senza il supporto americano, forse non avremmo lanciato l’attacco”, ha ammesso Netanyahu, aggiungendo di non avere avuto altra scelta. Ma il premier ha poi deciso di passare la palla direttamente nel campo della Casa Bianca: “D’ora in poi, spetta al presidente Trump decidere come procedere”.

[1] https://www.ilriformista.it/guerra-isarele-iran-chi-sono-le-vittime-eccellenti-uccisi-scienziati-nucleari-vertici-militari-e-il-consigliere-di-khamenei-470791/

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