Ha Stato Israele
Droni quadricotteri, la madre di tutte le panzane che fa credere a La Stampa di aver fatto lo scoop su civili uccisi a Gaza
di Iuri Maria Prado - 24 Giugno 2025 alle 15:13
L’altro giorno La Stampa ha dedicato un paginone di intervista a certo Goher Rahbour: “Un medico britannico”, spiega il giornale torinese, “che ha lavorato per un mese nell’ospedale Nasser di Khan Younis e che appena uscito dalla Striscia di Gaza ha raccontato a La Stampa i dettagli di quello che ha visto”. Diciamo che, prima di precipitarsi ad affidare la sua esclusiva testimonianza all’intervistatrice (Francesca Mannocchi), il dottore si era precipitato a fare altrettanto almeno un paio di volte negli ultimi venti giorni (una volta addirittura con Sky, non proprio un’emittente clandestina).
Dice: vabbè, a La Stampa avrà raccontato cose diverse. No, identiche. In particolare la madre di tutte le panzane, vale a dire la storia dei droni quadricotteri con dispositivi di Intelligenza Artificiale che acquisiscono le immagini, le processano e poi sparano mirando alle parti del corpo (testa, torace, ecc.) di volta in volta predeterminate. L’intervistatrice era troppo eccitata dallo scoop di terzo riciclo per domandare al dottore in quale videogioco abbia visto in funzione questi droni.
I droni-videogioco che nella realtà non esistono
Che ovviamente, in questa cosa sconosciuta che è il mondo reale, non esistono. Per esistere, infatti, questi quadricotteri dovrebbero non soltanto risolvere il problema tecnico dell’acquisizione e trasformazione dell’immagine in area di mira (cosa particolarmente difficile in zone di turbolenze), ma soprattutto superare impedimenti da nulla come l’ingombro (circa 1 metro) e il peso (6 o 7 chili senza munizioni) di un’arma da sparo quale una mitragliatrice o una carabina. Per non dire dell’altra sciocchezzuola connessa al rinculo, che già al primo colpo comprometterebbe la stabilità del drone e rischierebbe di danneggiarne sia il software sia la struttura meccanica.
La bufala sui civili feriti a terra da Israele
Tutte questioni di cui non era il caso di chiedere conto a questo dottor Rahbour. Idem per la connessa bufala delle persone ferite cui il dottore ha prestato cure, civili cui Israele avrebbe sparato mentre erano distesi a terra perché – dice il medico – altrimenti non si spiegherebbe il foro d’entrata del proiettile nella spalla e poi nel cranio o viceversa. Non era il caso di domandargli se non potesse trattarsi di colpi diversi, o di rimbalzi, o dell’ipotesi che fossero feriti da spari provenienti dall’alto di edifici, cosa normalissima a Gaza nonostante l’affermazione contraria del medico, secondo cui i colpi dall’alto sarebbero una “cosa impossibile” (ma poco prima non aveva detto che c’erano i droni?).
Inutile dire che l’intervistatrice non si è poi domandata, né ha domandato al dottore, per quale motivo l’esercito dovrebbe far sdraiare la gente per giustiziarla e poi la ferisce e basta. Di rilievo, infine, la rassicurazione del medico circa il fatto che l’ospedale non è mai stato usato dai terroristi. Doveva essere un propagandista sionista il capo della Pediatria del Nasser, Mohammad Sakr, minacciato di morte dai tagliagole del Movimento per il Jihad Islamico per aver denunciato che la struttura era diventata il loro bivacco.