Ha Stato Israele

Gaza, gli “attacchi contro i civili che Israele sta portando avanti da mesi” non esistono

di Iuri Maria Prado - 18 Luglio 2025 alle 11:17

Si sapeva poco o nulla, ieri mattina, del presunto attacco israeliano che avrebbe colpito la chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza. Un vuoto di informazioni che non impediva a giornali e agenzie di stampa di dare per certo ogni dettaglio dell’attacco israeliano, a cominciare dal fatto che avesse fatto due vittime e una pluralità di feriti. Quei mezzi di informazione, sul fresco della notizia, parlavano ora di “bombe”, ora di un drone, ora vagamente di un “raid”. Più tardi, dopo che i suoi uffici avevano rilasciato un comunicato secondo cui non c’erano state vittime, il Cardinale Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, denunciava invece la morte di due persone per effetto del colpo di un tank contro la chiesa. Un effetto, precisava Pizzaballa, del cui carattere non intenzionale lui non era sicuro (per capirsi, alludeva all’ipotesi che l’esercito israeliano avesse mentito comunicando che si sarebbe trattato di un incidente non voluto).

Sul fronte delle vittime, ieri, per ore, giornali online e agenzie di stampa continuavano a riferire di due morti, in particolare “due donne”, il cui decesso sarebbe stato certificato “dal personale medico dell’ospedale Al Ahli di Gaza”. Una certificazione magari anche rispondente, alla fine, ma di origine abbastanza improbabile alla luce della notizia (possibilmente infondata, ma comunque incompatibile) che ieri dava, per esempio, Vatican News (poi seguita da tutti): e cioè che le vittime sarebbero “Saad Issa Kostandi Salameh, portinaio della parrocchia, e una donna di nome Foumia Issa Latif Ayyad”. Naturalmente è possibile che l’agenzia vaticana avesse preso un granchio, così come è possibile che il personale medico avesse scambiato il portinaio per una donna, o che avessero capito male quelli che ne riportavano i referti. Alcuni, poi, come Euronews, tagliavano corto spiegando che il portinaio era in realtà anche lui una donna (“Le due donne morte sono Saad Issa Kostandi Salameh e Foumia Issa Latif Ayyad”), e che a colpire la chiesa era “un raid aereo”.

Che fosse successo qualcosa a quella chiesa era abbastanza probabile mentre quei mezzi di informazione si esibivano in quella girandola di notizie contraddittorie, smentite e contro-smentite. Il problema è che era il vento di quella girandola, e non una decente base di accertamento (che non c’era), a smuovere le dichiarazioni dei politici sulla vicenda. A cominciare da quelle della presidente del Consiglio, la quale alle 10 del mattino riteneva di condannare non già l’incidente di cui si sapeva poco o nulla, bensì “gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta portando avanti da mesi”. Una dichiarazione in stile sudafrican-onusiano che fa poco onore a chi, del tutto legittimamente, avrebbe potuto manifestare solidarietà alla parrocchia e alla comunità religiosa, rincrescimento per le possibili vittime e anche disappunto nei confronti degli ipotetici responsabili, ma senza lasciarsi andare a quella pretestuosa requisitoria di incolpazione del Paese che combatte contro chi vuole distruggerlo.

Non esistono gli “attacchi contro la popolazione civile che Israele sta portando avanti da mesi”. E non sarebbe il caso di una chiesa colpita (nemmeno se fosse colpita intenzionalmente) a farli esistere. Sulla guerra di Gaza è possibile avere – e manifestare – ogni opinione. Sarebbe utile per tutti se le opinioni si formassero, e fossero manifestate, tenendo conto del fatto che è una guerra. Con le tragedie, gli errori e gli orrori di ogni guerra. Che devono essere denunciati e puniti, quando sono accertati. Ma senza dimenticare la responsabilità di chi quella guerra ha scatenato, trasformando Gaza e le sue chiese in un campo di battaglia.

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