Politica

Boldrini spalanca le porte della Camera a Francesca Albanese. Il tappetto rosso alla propaganda contro Israele

di Paolo Crucianelli - 31 Luglio 2025 alle 15:24

In questi giorni Laura Boldrini ha espresso sdegno per il “silenzio indegno” del governo italiano, colpevole – a suo dire – di non aver difeso Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui diritti umani nei territori palestinesi. La stessa Boldrini ha accolto con entusiasmo la presentazione del suo ultimo rapporto alla Camera dei deputati, intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”. Titolo già rivelatore. Ma è proprio qui che sta il punto: non è affatto indegno che il governo taccia. È doveroso. Perché l’Italia non ha il dovere di avallare campagne ideologiche condotte sotto falsa neutralità. Al contrario, avrebbe ben ragione di prendere le distanze da chi, come Albanese, usa un mandato Onu per veicolare posizioni politiche apertamente schierate, spesso intrise di retorica antisraeliana che sconfina in accuse gravissime e generalizzate.
Un ruolo che impone neutralità, non militanza
Francesca Albanese è stata nominata relatrice speciale dall’Unhcr, l’organo delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ma la scelta di affidare un incarico così delicato – analizzare i diritti umani in un territorio segnato da decenni di conflitto – a una persona con una lunga e documentata militanza ideologica da una parte sola, è una grave colpa dell’organismo stesso. Che senso ha nominare un relatore “speciale” su una questione tanto sensibile se poi si sceglie chi ha già espresso pubblicamente le sue posizioni di parte, prima ancora di cominciare il mandato? Questo non è un esercizio di neutralità, ma la normalizzazione della faziosità sotto l’etichetta dell’Onu.
Non è un’opinione privata: è propaganda con timbro Onu
Spesso, per giustificare le esternazioni di Albanese, si ricorre all’argomento secondo cui “parla a titolo personale”. Ma ciò è profondamente ipocrita. Perché ogni volta che pubblica un rapporto, interviene in conferenze o viene citata dalla stampa, lo fa nella veste istituzionale di relatrice speciale Onu. Non da cittadina qualsiasi. Dunque, i suoi messaggi – come quello contenuto nel rapporto presentato alla Camera – godono della legittimazione implicita del sistema Onu, anche se formalmente se ne dichiara l’indipendenza. E questo è gravissimo: perché accuse come “genocidio” o “regime di apartheid” contro Israele non solo sono infondate sul piano giuridico e storico, ma contribuiscono ad alimentare l’odio antiebraico già presente in modo allarmante nella narrazione pubblica mondiale. Come è successo proprio recentemente a Radio Capital, dove Albanese è stata intervistata da Edoardo Buffoni e Doris Zaccone, in seno al loro programma “Tg Zero”. La “special rapporteur” ha detto, testualmente, che la GHF è un’associazione a delinquere, in combutta con Netanyahu, il cui scopo reale è quello di uccidere i cittadini in fila per ricevere i viveri.
Chi tutela davvero il diritto internazionale?
Boldrini chiama in causa la difesa del diritto internazionale. Ma proprio quel diritto, per essere tale, impone imparzialità, verificabilità, rigore giuridico e distinzione tra fatti e opinioni. Quando una relatrice Onu usa la sua posizione per sostenere tesi ideologiche, non difende il diritto internazionale: lo delegittima. E contribuisce a trasformare gli strumenti multilaterali in armi retoriche. Albanese ha il diritto di pensare e dire ciò che vuole, come chiunque. Ma non ha il diritto di usare un mandato Onu per farlo. E chi, come Boldrini, la accoglie alla Camera dei deputati come se fosse portatrice di una verità universale, contribuisce a confondere la propaganda con la giustizia.
In questo contesto, il silenzio del governo italiano non è affatto “indegno”: è giusto.  E se mai dovesse prendere posizione, dovrebbe essere per biasimare, non per celebrare.

Il grande archivio di Israele

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