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La sparata di Anna Foa, i bambini di Gaza come quelli del Ghetto di Varsavia: una divagazione blasfema

di Iuri Maria Prado - 31 Luglio 2025 alle 15:51

I bambini del Ghetto di Varsavia morivano a migliaia per denutrizione, freddo e malattie. Con la decisione nazista di “liquidare” il Ghetto, prendevano corso le deportazioni di massa, a cominciare esattamente dai bambini. I primi, di più agevole e pronto rastrellamento, erano i bambini degli orfanotrofi. Gli altri erano rastrellati in una caccia casa per casa. Li prendevano, li ammassavano e li deportavano verso campi di sterminio, in primo luogo quello di Treblinka, dove nel corso di poche settimane furono assassinati con il gas centinaia di migliaia di ebrei: molti dei quali, appunto, bambini.

Avere a cuore la sorte e la sofferenza dei bambini di Gaza costituisce un sentimento naturale per chiunque sia dotato di un’umanità anche solo accennata. Ma dire, come ha detto Anna Foa in un’intervista ieri rilasciata al Quotidiano Nazionale, che “I bambini di Gaza di oggi sono come i bambini del Ghetto di Varsavia” costituisce un insulto alla memoria, alla decenza, alla verità. Perché i bambini di Gaza – che soffrono le conseguenze atroci di una guerra su cui è legittimo avere ogni opinione, ma di cui occorrerebbe non mistificare la realtà – non sono come i bambini del Ghetto di Varsavia.

Perché non sono adoperati come arnesi da lavoro forzato (salvo che da Hamas, che li recluta come i nazisti reclutavano i bambini). Perché non muoiono di fame e di malattie a decine di migliaia. Perché non sono strappati alle famiglie. Perché non sono presi a decine di migliaia e stipati su vagoni che li portano in un campo di sterminio. Né il presente né il futuro dei bambini di Gaza è la camera a gas, che era invece la destinazione dei bambini del Ghetto di Varsavia.

Reclamare la protezione dei bambini di Gaza, denunciare l’ingiustizia della sofferenza dei bambini di Gaza, pretendere che essa abbia fine (magari senza scordare le responsabilità di quelli che rivendicano di usarli “come attrezzi”), non dovrebbe portare a certi spropositi. Non dovrebbe liberare le divagazioni blasfeme che equiparano la condizione dei bambini di Gaza a quella dei bambini ebrei durante la soluzione finale, i bambini costretti nei ghetti della tortura e del tifo e assassinati a centinaia di migliaia in esecuzione del programma genocidiario nazista. Non serve a nulla, una simile confusione. E vilipende tutto. Anche il giusto sentimento di costernazione davanti alle atrocità fatte patire ai bambini da chi – non Israele – ha scatenato la guerra di Gaza.

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