"Bonelli o Conte applaudono a qualunque cosa venga detta in chiave anti-israeliana"
Bernardini de Pace: “Odio e pregiudizio a Gaza. Aveva ragione Oriana Fallaci, si stanno radicalizzando in tanti”
di HaKol - 5 Agosto 2025 alle 10:03
Annamaria Bernardini de Pace, avvocato matrimonialista tra i più noti in Italia, opinionista, saggista dal pensiero libero e controcorrente, esprime con Il Riformista il suo sdegno per la campagna antisionista, cioè antisemita, imperante. Stato.
Si propaga una retorica sempre più ostile a Israele. Lei ha parlato apertamente di antisemitismo mascherato da antisionismo…
«La vecchia vulgata antisemita si sta rinfocolando, è sotto gli occhi di tutti. Si salda con nuove forme di populismo e di odio veicolate dalla rete. C’è chi finge di prendersela con lo Stato di Israele, ma in realtà odia gli israeliani in quanto ebrei. E allora si rifugia dietro alla difesa dei palestinesi. Persino da parte di omosessuali che, se andassero a Gaza, verrebbero incarcerati. L’unico Stato del Medio Oriente dove una persona LGBT può vivere serenamente è Israele. Questo dovrebbe bastare a definire il concetto di civiltà».
Sul piano del diritto internazionale, come si spiega la disparità di trattamento tra Israele e l’Iran, la Siria di Al Jolani, la Libia?
«Non me la spiego. Sono indignata. Di crimini di guerra viene accusato Israele, mentre Hamas – che ha cominciato questa guerra – viene dipinto come vittima. Ora gira persino la tesi secondo cui Israele sapesse tutto in anticipo e abbia lasciato fare Hamas per poi avere una scusa per reagire. È l’ideologia del “protezionismo della presunta vittima”, che trovo molto pericolosa e profondamente ingiusta».
Eppure nessuno dice nulla contro i regimi arabi. Come mai?
«Perché se ne fregano. È più facile prendersela con Israele, anche se è uno Stato che guida la ricerca scientifica, quella alimentare, e dove studiare e progredire è possibile. È populismo, ignoranza, vecchia ideologia radicalizzata. I giovani scatenati che protestano pro Palestina sono strumentalizzati da partiti politici ignoranti e non seri».
Sta dicendo che la causa palestinese riempie un vuoto ideologico?
«Totalmente: riempie i vuoti. Oggi non esistono più ideologie costruttive, solo ideologie “contro”. Guardi il Partito Democratico. Nessuno saprebbe dire quali progetti ha per l’Italia, tutti sanno che è contro Israele. Un tempo il Partito Comunista pensava alla giustizia sociale, indicava un’alternativa su cose concrete. Ora il Pd procede per soli slogan. Il Pci sì che era una cosa seria. E infatti è stato a lungo dalla parte di Israele».
Se è per questo un tempo la sinistra italiana era addirittura contraria all’antisemitismo…
«Una volta tutti gli ebrei italiani votavano a sinistra. Psi e Pci. Oggi è il contrario».
Lei non era di sinistra neanche a quei tempi, però.
«Sono sempre stata liberale. Ho avuto anche la tessera del Pli. E sono da sempre laica e radicale. Antipoliticamente corretta, totalmente».
Ma cosa ha permesso questa catastrofe morale, politica, culturale?
«Perché manca la cultura. Manca l’educazione civica. Manca la scuola. La TV una volta formava e informava. Oggi deforma. Ricordiamoci che intere generazioni hanno imparato a leggere grazie a trasmissioni pubbliche. Oggi ci sono solo reality e gente che cucina: la Tv insegna a non pensare a niente».
Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU, si dichiara imparziale.
«Non mi parli di Francesca Albanese. È la più faziosa, arrogante, aggressiva e finta intellettuale che abbia mai ascoltato. Per me è intollerabile».
Allora non ne parliamo. I media, il mondo accademico?
«Tutti schierati con i Propal. Salvo rare eccezioni. Per esempio la professoressa Alessandra Veronese, docente di storia medievale a Pisa, che ha avuto il coraggio di dissociarsi dalla mozione anti-Israele dell’ateneo. Lo hanno massacrato. Ma ha avuto ragione. Criminalizzare Israele nelle università italiane è un suicidio per il mondo della ricerca».
Cosa direbbe a chi oggi invoca il riconoscimento dello Stato di Palestina?
«Che è meglio se va a studiare. Non si può riconoscere uno Stato che non ha un popolo, un confine, una idea non dico di Costituzione ma neanche di legge in comune. È frammentato tra due entità – Anp in Cisgiordania e Gaza di Hamas – in permanente conflitto interno, senza alcuna coerenza territoriale. È una costruzione retorica, non una realtà».
E a un giovane che in buona fede manifesta contro Israele?
«Lo prenderei per mano e lo riconsegnerei ai genitori. Perché è lì la vera colpa. I genitori hanno smesso di educare, di formare. E oggi i figli vanno in piazza contro Israele senza sapere nulla. Sono gli stessi che il giorno prima sfilavano al Gay Pride. Un’assurdità: perché proprio in Palestina, i gay vengono perseguitati. Serve coerenza, serve cultura».
Intravede un pericolo di radicalizzazione islamista in Italia?
«Eccome. Lo vedo da avvocato: ragazze italiane sposate con musulmani, costrette a convertirsi, a coprirsi, a rinunciare a tutto. Scivolano gradualmente nella Sharia, trovandosi sottomesse, anche quelle che rimangono in Italia. E mi chiamano per aiutarle a uscirne, a liberarsi. Non è solo questione d’amore: rinunciano a loro stesse».
Oggi siamo all’innamoramento collettivo per un certo islam… croccante.
«Vero, quando ci si converte ideologicamente, non è più un caso individuale: è un innamoramento collettivo. E spaventa».
E i politici italiani?
«Alcuni, come Bonelli o Conte, applaudono a qualunque cosa venga detta in chiave anti-israeliana. È un’aberrazione. Io dialogo volentieri con chi ha idee diverse, ma non mi trasformo per compiacerli».
Giusto bandire il burqa, come in Francia?
«Quel velo che viene imposto alle donne non è un simbolo: è un materasso. Sì, io sarei per vietarlo anche in Italia, come ha fatto la Francia. Se là ci obbligano a metterlo, qui non si può e non si deve accettare nessuna forma di sottomissione pubblica o privata verso le donne».
È vero che lei rifiuta anche prodotti dei paesi islamici?
«Sì. Io compro solo italiano e israeliano. Pompelmi di Jaffa inclusi. Non vado nei supermercati che aderiscono al boicottaggio, come Coop. Non vado nei Paesi islamici. Neanche alle Maldive. È una scelta di principio: non voglio finanziare chi discrimina».
Trent’anni dopo, va riletta Oriana Fallaci?
«Io sono cresciuta con Oriana Fallaci e Indro Montanelli. Oriana aveva ragione al mille per mille, è stata profetica sul fenomeno della radicalizzazione islamica in Europa. Solo che non l’ascoltavano perché donna. Se quelle parole le avesse dette un uomo, oggi sarebbero scolpite nel marmo».