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Rula Jebreal, La Stampa e il cronico spaccio di bufale grazie al “molto probabilmente…”

di Iuri Maria Prado - 8 Agosto 2025 alle 11:08

Non è la prima volta che Rula Jebreal [1] mostra confidenza nello spaccio di bufale. Memorabile fu quando, nel 2023, pubblicò un video contraffatto di una classe di bambini israeliani. La maestra domandava a un bambino che cosa avrebbe pensato incontrando un bambino arabo. Il bambino israeliano rispondeva che avrebbe pensato che il bambino arabo volesse ucciderlo. Il video falsificato pubblicato da Rula Jebreal, invece, metteva in bocca al bambino israeliano che lui, se incontrasse un bambino arabo, vorrebbe ucciderlo. Commento della Jebreal: “Come vengono indottrinati (i bambini israeliani, n.d.r.) nelle scuole”. Tanto per capire di chi stiamo parlando.

Non stupisce, allora, che in recidivo razzolamento nelle praterie delle panzane questa signora decida – come ha fatto ieri, intervistandolo per La Stampa – di dare la parola a quell’imbroglione certificato rispondente al nome di Anthony Aguilar, l’ex militare statunitense che da qualche settimana va straparlando della sua esperienza come contractor a Gaza e dei crimini di guerra cui avrebbe assistito prima di essere licenziato (lui dice di “aver lasciato”, ma è un’altra bufala). Questo tipetto è diventato famoso, in particolare, per la storia che è andato raccontando a destra e a manca sul suo incontro con un ragazzino palestinese, Amir, in un centro di distribuzione degli aiuti. Il bambino, che si era fatto chilometri a piedi per raggiungere quel posto e ricevere un po’ di cibo, lo aveva ringraziato, gli aveva baciato le mani.

E Aguilar parla nuovamente di questo episodio proprio nell’intervista a Rula Jebreal. Dice che Amir, quel bambino che lui aveva appena incontrato ricevendone i baci, sarebbe stato tra la gente uccisa poco dopo dall’esercito israeliano. “Amir era tra quelli”, dice. E aggiunge: “Come abbiamo saputo un paio di giorni fa, parlando con sua madre, il suo corpo non è stato ancora ritrovato”. Poi l’intervistatrice gli domanda: “Quando ha parlato con la madre di Amir, cosa le ha detto?”. E lui: “È davvero complesso spiegare a qualcuno, specialmente a una madre, che molto probabilmente suo figlio è morto”. Molto probabilmente. Strepitoso. Perché durante una conversazione con il senatore degli Stati Uniti Chris Van Hollen, diffusa il 29 luglio, Aguilar ha detto che poco dopo aver salutato il bambino, e poco dopo averlo guardato mentre si allontanava verso un terrapieno, aveva sentito degli spari. E che allora, sentiti quegli spari, era andato a vedere, di corsa, fino a quel terrapieno. E che, salito su quel terrapieno, aveva visto quei poveretti uccisi dall’Idf. E che tra di loro c’era lui, quel bambino, Amir.

Lo stesso che una decina di giorni dopo, nell’Intervista alla Jebreal, diventa il bambino il cui corpo non è mai stato trovato: il corpo del bambino che lui aveva visto dal terrapieno. Lo stesso che una decina di giorni dopo diventa il bambino “molto probabilmente morto”: il bambino che lui aveva visto ucciso guardando da quel terrapieno. Tenui incongruenze di cui l’intervistatrice – e il giornale che ha pubblicato l’intervista – hanno ritenuto di non curarsi.

[1] https://www.ilriformista.it/lunilateralismo-dei-paladini-dario-fabbri-e-rula-jebreal-propaganda-a-spese-pubbliche-chiedete-scusa-alla-comunita-iraniana-477039/

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