Ha Stato Israele
La parabola dell’imbroglione Aguilar, la storia “fabbricata” dall’ex soldato americano sulle malefatte di Israele a Gaza
di Iuri Maria Prado - 12 Agosto 2025 alle 13:02
Che un po’ di cose non filassero dritte nella storia di questo Anthony Aguilar [1] s’era capito da tempo. Da subito, diciamo. E cioè da quando questo ex militare statunitense, andato a Gaza come contractor a presidiare i centri di distribuzione degli aiuti, ha cominciato a concedere interviste a mezzo mondo raccontando le malefatte che Israele commette con la complicità degli Stati Uniti. Tra le più strepitose c’era quella di una quindicina di giorni fa, un’intervista in cui diceva di aver personalmente assistito in tutti i centri di distribuzione (avendo fotografato e filmato tutto) all’uso dei mortai e al lancio di missili contro i civili in fila per gli aiuti. Foto e video nessuno li ha mai visti.
C’era qualcosa di ben strano, poi, anche nella storia per cui Aguilar aveva acquisito fama, vale a dire il suo incontro con un bambino che lo ringraziava e gli baciava le mani. Diceva di averlo incontrato il 27 maggio, e di aver poi assistito – lo stesso giorno – all’uccisione del bambino [2]. Un orrore che non gli impediva di complimentarsi per il “grande lavoro” che stava facendo l’organizzazione che lo aveva assunto (UG Solutions), e di cui si ricordava solo molte settimane dopo essere stato licenziato.
E così per tutti gli altri crimini cui personalmente aveva assistito. Crimini che – mentre continuava a stare lì – erano per così dire sepolti nella sua memoria: salvo inopinatamente riemergere, obbligandolo a vuotare il sacco della coscienza riattivata, quando non c’è stato verso di spuntare un nuovo incarico. Nella resipiscenza non mancava di concedere un’intervista al quotidiano La Stampa, nella quale affermava che quel bambino (alla cui morte, 10 giorni prima, diceva di aver assistito personalmente il 27 maggio) era “molto probabilmente morto”.
Non si sa se la madre con cui diceva di aver parlato qualche giorno prima dell’intervista a La Stampa (che era del 7 agosto) fosse la stessa che il 5 agosto, parlando con altri, riferiva che non vedeva più il bambino dal 28 luglio, cioè due mesi dopo che Aguilar lo avrebbe incontrato e visto morto. Nel precipitare delle cose, con qualche buffa evoluzione, Aguilar doveva poi spiegare che sì, vabbé, magari non lo aveva visto proprio morto, ma era sicuramente “ferito a morte”.
Nella parure di improbabilità che adorna il curriculum dell’imbroglione va a incastonarsi, infine, l’ultima gemma. The Daily Wire, infatti, il 10 agosto, pubblica un video con inquadrature che mostrano una verità ben diversa rispetto a quella che ha costruito la notorietà di Aguilar. C’è il bambino che bacia una mano, ma la mano sarebbe di un collega accanto a Aguilar: un collega che dice che quella di Aguilar è una storia “fabbricata”. Ma non serviva quest’altro indizio per dubitare dell’attendibilità di questo signore.
[1] https://www.ilriformista.it/rula-jebreal-la-stampa-e-il-cronico-spaccio-di-bufale-grazie-al-molto-probabilmente-477167/
[2] https://www.ilriformista.it/ex-contractor-accusa-lidf-di-crimini-di-guerra-la-ong-smentisce-lui-e-la-bbc-che-lancio-la-storia-476490/