Ci vorrà tempo, ma vinceremo

L’intervista a Travaglio, le grandi battaglie e i dialoghi intensi: il Riformista non si chiude nel fortino ma risponde colpo su colpo alle menzogne occidentali

di HaKol - 13 Agosto 2025 alle 08:45

Alcuni affezionati lettori del Riformista non hanno gradito l’intervista di ieri a Marco Travaglio, [1]non (solo) per le cose che ha detto, ma per il fatto stesso che il nostro giornale l’abbia ascoltato. Ora – scusate la premessa – confesso di nutrire antichi motivi di gratitudine personale nei confronti di Travaglio.

Molti anni fa lo denunciai perché aveva scritto che io ero entrato a palazzo Chigi “con le pezze al culo” e ne ero uscito “arricchito”. Qualunque giudice in un paese normale avrebbe considerato gravemente diffamatoria l’affermazione. Lui invece fu assolto perché aveva esercitato un “legittimo diritto di critica”, e io dovetti sborsare un bel po’ di denari per le spese del processo. Dove sta l’imperitura gratitudine? Nel fatto che, anche grazie a quella piccola storiella personale, risalente a una ventina di anni fa, capii che non c’era nulla da fare contro la cupola mediatico-giudiziaria che domina lo spazio pubblico italiano, di cui lui era ed è protagonista di rilievo, e maturai una totale sfiducia nei confronti della giustizia, evitando successivamente di buttare soldi per cause sacrosante ma inevitabilmente a perdere.

Detto questo, considero Travaglio un mio nemico? Per niente. Intanto perché, con la maturità, mi sembra ridicolo averne. Poi perché è un opinionista seguito, e quindi è giusto sentirne le ragioni. E perché – andiamo alla sostanza – sul Medio Oriente dice delle cose che non collimano con le pulsioni antisraeliane e antisioniste – quando non antisemite – che prevalgono nell’universo dei suoi fans. Almeno in sede di ricostruzione storica (ci ha scritto un libro che vale la pena leggere), Travaglio di certo non nega il diritto all’esistenza di Israele, e si sofferma sulle grandi responsabilità degli arabo-palestinesi nel caos mediorientale. Anche se, venendo all’emergenza attuale, non sa fare di meglio che recitare la litania conformista dell’anti-Bibismo, rifugio obbligato per tutti coloro che non sanno che pesci prendere, di fronte ad un leader che – da solo, inascoltato e con coraggio – sta quantomeno indicando una prospettiva per l’intera area.

Infine, una riflessione conclusiva rivolta a noi, alla splendida comunità del Riformista. Nella durissima battaglia per affermare le ragioni di Israele, non vogliamo far fronte agli assedi quotidiani rinchiudendoci in un fortino. Dobbiamo rispondere colpo su colpo, come facciamo, denunciando le gigantesche menzogne che i media occidentali diffondono senza vergogna. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo essere capaci di dialogare con chiunque non sia animato da insormontabili pregiudizi ideologici. È uno sforzo da fare con pazienza e tenacia. Se dovessimo pensare che “gli altri” non si possono convincere delle nostre buone ragioni, allora dovremmo chiudere bottega, dato che – allo stato – l’opinione pubblica è impietosamente contro Israele. Noi, invece, siamo con Israele perché siamo ottimisti e abbiamo fiducia nella forza del dialogo, della democrazia, della libertà e dell’umanità. Ci vorrà tempo, ma vinceremo.

[1] https://www.ilriformista.it/marco-travaglio-la-guerra-a-gaza-per-la-sopravvivenza-politica-di-netanyahu-non-puoi-radere-al-suolo-la-sicilia-per-prendere-riina-e-provenzano-477458/

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