L'esclusione dalla fiera del Levante a Bari
La Fiera della nullità, eccola la differenza tra Italia e Israele mentre i media si entusiasmano per l’ennesima notizia che non c’è
di HaKol - 19 Agosto 2025 alle 10:21
Con virile decisionismo, il Comune di Bari ha chiesto alla Fiera del Levante di escludere Israele dall’edizione 2025. I servi della Fiera hanno obbedito, “per una comunanza di vedute etiche e politiche (sic)”. E i corifei dei media si sono entusiasmati per l’ennesima notizia che non c’è. Perché Israele non aveva alcuna intenzione di partecipare alla Fiera, dato che non vi ha mai partecipato. Guarda caso, solo nel 2023 aveva contribuito, nell’ambito della Fiera, al Water Innovation Summit Italia-Israele, conferenza sulle tecnologie idriche innovative, con la presenza di aziende, start-up e dirigenti delle utilities italiane. Portando la sua esperienza di leader mondiale in un settore cruciale come l’acqua, dopo due missioni di dirigenti di water utilities italiane in Israele, nel 2019 e nel 2022.
Giusto perché lo sappia il cretino collettivo che parla sempre a sproposito: Israele riutilizza oltre l’85% delle acque reflue [1] (in Italia siamo sotto il 5%), produce l’80% dell’acqua potabile grazie alla desalinizzazione, ha quote di perdite idriche del 7% (contro il 42% di Bari, per dire), ospita centinaia di start-up e imprese specializzate in tecnologie idriche e agricole. Con Netafim Israele ha inventato l’irrigazione a goccia, oggi diffusa in oltre 100 Paesi, capace di ridurre del 70% il consumo di acqua e del 50% i fertilizzanti. Tecnologie che hanno reso fertili i deserti e portato acqua potabile a milioni di persone in Africa.
L’Italia di queste competenze in ambito idrico e agricolo avrebbe bisogno come del pane quotidiano. Per non parlare della Puglia, di cui basta ricordare la catastrofica gestione della Xylella, con milioni di ulivi abbattuti, strategie sbagliate e contraddittorie, slogan e promesse. Con Michele Emiliano che prima negava l’emergenza, poi parlava di complotti, poi sosteneva che si poteva “convivere” con il batterio, infine proclamava: “il problema lo stiamo risolvendo”. Risultato: un paesaggio devastato, accuse di “bugie irresponsabili” da parte degli stessi agricoltori salentini, il fallimento conclamato di una politica arrogante, demagogica e incompetente. Mentre, negli stessi anni, Israele combatteva la sua Xylella fastidiosa contenendo la diffusione della malattia, grazie all’individuazione precoce dei focolai attraverso monitoraggi serrati e indagini molecolari.
Eccola la differenza tra Italia e Israele, altro che le volgari e ignobili speculazioni su Gaza. Da una parte c’è un paese stanco, seduto su sé stesso, con una politica che fa solo teatro, a beneficio di un’opinione pubblica cinica e credulona. Dall’altra una nazione che continua a costruire il suo futuro tra mille difficoltà e con mille nemici, lavorando per migliorarsi e accrescere la sua leadership nei settori più avanzati. E che oggi non penso proprio si stia stracciando le vesti per il mancato invito ad un fiera di paese.
[1] https://www.ilriformista.it/israele-modello-di-gestione-idrica-non-per-i-nostri-atenei-418933/