"Si fa di tutta l'erba un fascio"
Il reporter Biloslavo: “Giornalisti, venite sul campo e non vi berrete più le bufale di Hamas. Nelle guerre tutti hanno colpe ma i media attaccano solo Israele”
di Andrea B. Nardi - 21 Agosto 2025 alle 10:27
Fausto Biloslavo, uno dei migliori reporter e corrispondenti di guerra internazionali, condanna il giornalismo nostrano fazioso contro Israele.
Dopo un secolo esatto assistiamo a un antisemitismo violentissimo e a un vero odio razziale verso le comunità ebraiche: quanta parte di responsabilità ritieni sia da imputare ai media?
«Sì, è vero: assistiamo a un’ondata di antisemitismo che si riflette anche sulle comunità ebraiche in Europa e a casa nostra, in Italia. Comunità che magari non sono neanche tanto in linea con quanto sta facendo il governo Netanyahu, però si fa di tutta l’erba un fascio. Questo è proprio da imputare ai media, e io penso che i giornalisti si siano già dimenticati, come era assolutamente immaginabile, del massacro del 7 ottobre. Dopo il 7 ottobre mi hanno mandato subito in Israele, e io già allora, ancora prima dell’invasione di Gaza, avevo previsto quello che sta succedendo oggi, perché conosco gli israeliani. Io feci il mio primo reportage durante l’invasione israeliana del Libano dell’82 e so che continueranno, al di là di Netanyahu o non Netanyahu, ma di sicuro continueranno a combattere fino a quando non avranno indietro tutti gli ostaggi, sia i vivi sia i morti».
Possiamo dire che da tre anni Ansa, stampa, notiziari tv ripetono soltanto i comunicati falsi e le fake news di Hamas, senza verificare le fonti, senza avere reporter sul posto, senza cercare riscontri oggettivi, e, pur smentiti, continuano a dare notizie menzognere? E, secondo te, a cosa è dovuto questo attacco continuo e pregiudiziale contro Israele?
«È vero: si dà sempre credito ai numeri sulle vittime che vengono forniti soprattutto dal Ministero della Sanità di Gaza, che ovviamente è contiguo ad Hamas. Infatti si dice sempre che la fonte è il Ministero della Sanità, però non si dice mai, appunto, che sia contigua ad Hamas. Ma quello che bisognerebbe anche dire sempre è che il numero di vittime civili, per l’amore di Dio, è alto, ma sembra che i terroristi, militanti, miliziani, combattenti di Hamas sul terreno non muoiano mai, sono immortali; mentre di quei numeri fa parte ovviamente anche chi combatte, non sono i civili. Ecco, questo bisognerebbe soprattutto evidenziare; invece dalla stampa non viene mai fatto.
Non so se questo sia un attacco contro Israele, ma ormai è chiaro che si voglia impressionare molto coi bambini denutriti, i morti civili, le sofferenze e così via. Poi però magari non si va a fondo sulle notizie. Ecco, anche in questa “guerra della fame” vorrei capire se tutti questi morti ci sono perché gli israeliani hanno un grilletto facile o perché magari c’è una precisa provocazione di Hamas, che manda avanti la gente per farsi ammazzare e usa la gente come scudi umani. Indubbiamente nelle guerre tutti hanno delle colpe, però mi sembra che nei media la colpa sia solo di Israele e mai dall’altra parte della barricata».
Non pensi che due famosi episodi diano la cifra di certo giornalismo italiano? Nel 2020 Purgatori e nel 2021 Mentana mandano in onda immagini di film di fantascienza e di videogiochi facendole passare per riprese drammatiche di eventi reali, senza minimamente preoccuparsi di verificarle. Quello stesso Mentana che poi si erge a controllore factchecker su Facebook, da molti definito una censura. Dove sta andando questo modo di fare giornalismo, e che rimedi ci possono essere prima che il settore perda ogni credibilità?
«Sì, beh, loro sono famosi, non solo Mentana e Purgatori, ma, insomma, ricordo anche i videogiochi trasmessi come fossero immagini della guerra in Ucraina… Ogni tanto si infilano queste clamorose immagini fake. Io penso come sempre che sia le immagini false sia le fake news, e anche lo stesso giornalismo con i paraocchi, quel bersi senza nessun controllo qualsiasi notizia, qualsiasi numero, qualsiasi fonte, si possano limitare – se non eliminare – andando sul campo, no? Andando sul campo, cercando di andare là dove i fatti accadono. Io sono molto critico nei confronti di Israele e dell’Idf che non fanno entrare i giornalisti a Gaza, perché bisognerebbe anche là andare sul campo. Ma si può andare in Giordania, si può andare in Israele, e quando Hezbollah tirava i missili sul Nord di Israele o quando li tirava Hamas, all’inizio, lo si poteva fare. Insomma, si può e si deve andare dappertutto: se vai sul campo, racconterai non la Verità con la “v” maiuscola (che forse non fa parte neanche di questo mondo) ma racconterai quelle piccole verità, quei piccoli fatti, quelle piccole realtà della situazione, quelle piccole storie che magari riflettono la grande storia di un conflitto e sono sicuramente più genuine perché le vedi, le senti, le filmi, le fotografi, le racconti con i tuoi occhi. Questa è l’unica soluzione».