Ha Stato Israele
Olbia, caccia al turista israeliano: dopotutto era “un sit in pacifico”
di Iuri Maria Prado - 3 Settembre 2025 alle 11:58
La gazzarra etno-razzista andata in scena l’altro giorno all’aeroporto di Olbia non era degna di fare troppa notizia. Si trattava dopotutto della tranche regionale di una pratica – la caccia all’ebreo camuffata da denuncia del genocidio – ormai invalsa in tutto il Paese. In questo caso è toccato a dei turisti provenienti dallo Stato ebraico, accolti all’uscita dell’aeroporto sardo da una turba che gridava “assassini” e mostrava cartelli con la scritta “Fuck Israel”.
La stampa locale non poteva tuttavia disinteressarsene, e così la notizia è stata coperta dal principale foglio del luogo, l’Unione Sarda, il quale si è premurato di spiegare che si è trattato (testuale) di “un sit in pacifico”. In effetti – bisogna ammetterlo senza riserve – non risulta che a quei turisti abbiano tirato sassi: e quegli strilli (“assassini”) e quei cartelli (“Fuck Israel”) con indiscutibile precisione descrivono la pacificità dell’evento.
Anche la piattaforma rivendicativa, di cui l’Unione Sarda ha dato conto con britannica asciuttezza, conferma lo spirito equanime e sostanzialmente gandhiano di quella dimostrazione. Era in discussione – riporta il giornale sardo – la pretesa di quegli ebrei (testuale, ancora) di “rilassarsi e godersi le vacanze”, un’oltraggiosa sfrontatezza cui i dimostranti hanno opposto i loro composti “no al turismo sionista nell’Isola” e no al “turismo del genocidio”.
Inutile dire che né a quei “pacifici” manifestanti, né all’Unione Sarda che ne ha descritto le gesta umanitarie, è venuto neppure il più vago sospetto di aver rispettivamente messo in pratica e legittimato ciò che chiunque dovrebbe chiamare col nome proprio: vale a dire una molestia discriminatoria nei confronti di chi ha l’unica colpa di appartenere al popolo di Israele. Uno spettacolo mica male nel Paese, il nostro, che scrisse le leggi razziali.