Europa

Israele e Francia: la relazione è ai ferri corti. Da attrito diplomatico a crisi sistemica

di Paolo Crucianelli - 3 Settembre 2025 alle 15:59

Le relazioni tra Israele e Francia stanno attraversando il momento più difficile da decenni. Non si tratta soltanto di tensioni diplomatiche, ma di un deterioramento progressivo che coinvolge anche i settori economico, militare e simbolico. Il primo campanello d’allarme si è registrato nell’aprile 2024, quando Israele ha vietato l’ingresso a due delegazioni francesi, accusandole di contatti con organizzazioni legate al terrorismo palestinese, tra cui il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP). Il governo francese ha definito il divieto “inaccettabile”, e la vicenda ha aperto una frattura diplomatica che non si è più ricomposta.
Le aziende escluse
Nel maggio 2025, Parigi ha ufficialmente sostenuto la richiesta di alcuni Paesi membri dell’UE (tra cui Belgio e Irlanda) di rivedere l’accordo di associazione economica tra l’Unione Europea e Israele, alla luce della situazione a Gaza. Si tratta di un passo grave, che implica una possibile sospensione di benefici commerciali. Israele ha denunciato l’iniziativa come un tentativo di “boicottaggio diplomatico mascherato”.
Durante il Paris Air Show, nel giugno 2025, uno dei principali eventi mondiali per l’aerospazio e la difesa, aziende israeliane sono state escluse o oscurate dai padiglioni per non aver rispettato le richieste francesi di non esporre armi offensive. L’episodio ha suscitato proteste da parte del Ministero della Difesa israeliano, che ha parlato di “discriminazione inaccettabile” e “strumentalizzazione politica di un evento tecnico”.
Rapporti freddi
Nel frattempo, i dati economici segnalano un raffreddamento dei rapporti. Secondo le statistiche del quarto trimestre 2024, le esportazioni israeliane verso la Francia sono diminuite del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È difficile attribuire il calo esclusivamente alle tensioni politiche, ma il contesto suggerisce che i rapporti economici stiano risentendo della frattura diplomatica. Negli ultimi mesi, il presidente francese Emmanuel Macron ha assunto un ruolo guida nella campagna per il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, prevista per settembre. Israele considera questa mossa una grave violazione degli accordi di Oslo e una legittimazione indiretta di Hamas, che ancora non ha accettato il disarmo né il riconoscimento dello Stato ebraico.

Domenica 17 agosto, durante una riunione del governo israeliano, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha formalmente proposto al premier Netanyahu di chiudere il consolato francese a Gerusalemme, come risposta all’iniziativa francese sul riconoscimento della Palestina. Il ministro per gli Affari della Diaspora, Amichai Chikli, ha definito l’azione di Macron “un colpo gravissimo agli ostaggi e allo Stato di Israele”, invocando misure drastiche, tra cui la nazionalizzazione dei beni francesi a Gerusalemme. Fonti diplomatiche riferiscono che la decisione ufficiale sulla chiusura del consolato potrebbe arrivare entro poche settimane, e rappresenterebbe un precedente storico senza paragoni nei rapporti tra due Paesi che, almeno formalmente, si considerano alleati. Questo deterioramento dei rapporti bilaterali assume un peso ancora maggiore se si considera che la Francia ospita la più grande comunità ebraica d’Europa, oltre 460mila persone.
L’abbandono
Il senso di abbandono percepito da molti cittadini ebrei francesi nei confronti del proprio governo, accusato di equidistanza o addirittura simpatia per Hamas, potrebbe rafforzare l’ondata di aliyah (emigrazione verso Israele) già in corso dal 2023. Da un attrito diplomatico a una crisi sistemica, Israele e Francia si trovano oggi sull’orlo di una rottura profonda, che coinvolge la politica, il commercio, la difesa e la società civile. Se non vi sarà un’inversione di tendenza nei prossimi mesi, l’autunno 2025 potrebbe segnare il punto di non ritorno, con la Francia all’ONU da un lato e Israele pronto a rispondere con misure senza precedenti dall’altro.

Il grande archivio di Israele

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