L’ex 007 rivela: "Fatah dietro l’attentato del bus"

Mancini: “Dopo gli strike di Israele in Qatar, Hamas ucciderà ostaggi a Gaza. Flotilla? Da Greta e Albanese illazioni, nessun drone di Tel Aviv”

di HaKol - 10 Settembre 2025 alle 10:40

Marco Mancini, ex capo del controspionaggio italiano, sarà pure in quiescenza ma riceve e analizza in tempo reale informazioni che non ha nessun altro.

A Doha Israele ha colpito con uno strike formidabile, decapitando i vertici di Hamas.
«Che non si riprenderanno facilmente. Una serie di strike, non uno, che hanno sorpreso e anzi scioccato il Qatar – dove non era mai arrivato un attacco esterno – ma non gli Stati Uniti: la Casa Bianca era stata probabilmente avvisata per tempo e ritengo che Trump abbia approvato l’operazione».

Sono almeno cinque le figure di vertice di cui è confermata l’eliminazione.
«Le menti politiche di Hamas, i mandanti del 7 ottobre, sono morti ieri. In quell’edificio erano presenti in sette tra le figure apicali, tra cui il leader dell’organizzazione a Gaza, Khalil al-Hayya, ma anche Zaher Jabarin, a capo di Hamas in Cisgiordania, Muhammad Darwish, presidente del Consiglio di Shura di Hamas, Khaled Mashaal, responsabile di Hamas all’estero e Nizar Awad Al Ah. La loro morte e i loro nomi mi sono stati fatti da qualcuno che li conosceva bene, uno per uno».

Mancini, come reagirà il Qatar adesso?
«Lo vedremo presto. Certo è complicato richiamare il diritto internazionale quando stai ospitando una organizzazione terroristica efferata. Adesso la vera domanda è: come reagirà Hamas?»

Giusto. Come risponde?
«Ci sono 50 ostaggi di cui 18 vivi nelle mani di Hamas. Ritengo che ne uccideranno uno per ciascun leader di Hamas ucciso».

Mi sta dicendo una cosa terribile. Ne è sicuro?
«So che queste sono le informazioni che io ho acquisito. Questo avrebbero deciso. Poi noi speriamo che non lo facciano, certo. Rimane che Hamas è nel caos. Nel panico. Si sentivano al sicuro, protetti da tutto. Israele ha dimostrato con l’operazione Giorno del Giudizio [1] che nessuno è davvero al riparo, da nessuna parte».

Mentre il mondo guarda alla Flotilla, i vertici di Hamas affondano. C’è un giallo a proposito di un drone israeliano – sostengono Greta Thumberg e Francesca Albanese – che avrebbe incendiato uno degli scafi…
«Dalle verifiche effettuate risulta tutt’altro. Mi è pervenuto un documento della Guardia Nazionale Tunisina che riporta come un razzo di segnalazione, legato a un giubbotto di salvataggio, abbia preso fuoco in conseguenza di un piccolo innesco, probabilmente un mozzicone di sigaretta. Le autorità tunisine hanno svolto rilievi, fotografato la scena e analizzato le polveri sugli oggetti bruciati: non è certo opera di un drone da combattimento, che peraltro avrebbe provocato ben altri danni».

E quindi tutta questa campagna sull’attacco dei droni…
«Una campagna, appunto. I colleghi tunisini guidati dal generale Hussein Garbi hanno svolto delle indagini serie e hanno fornito evidenza dei fatti, smentendo radicalmente tutte le altre ipotesi come illazioni senza fondamento».

Torniamo indietro di due giorni: l’attentato sull’autobus a Gerusalemme. Cosa ne sa, cosa è successo?
«I due attentatori erano cisgiordani, provenienti da due villaggi: Qatna e Al Qobiba, nei pressi di Ramallah. Sono entrati da una fenditura nella rete di recinzione del campo profughi di Qalandia. Saliti su un’autoambulanza, sono stati portati da un terzo complice nel quartiere gerosolimitano di Ramot. Da lì sono scesi vestiti da vigilantes degli autobus: divise procurate loro dall’intelligence di Fatah».

Dunque ci sta dicendo che Fatah e la sua intelligence sono tornati in campo, dopo anni, con attività terroristiche in territorio israeliano?
«Esattamente. Fatah, con le sue tre agenzie di intelligence – interna, che controlla l’infiltrazione israeliana in Cisgiordania, esterna, presente in tutte le ambasciate palestinesi nel mondo, e il servizio di sicurezza preventiva – è tornata ad operare contro Israele per volontà dei vertici stessi di Fatah».

Ci dica delle armi.
«Sono una replica del kalashnikov. Armi automatiche con una capacità di fuoco complessiva di 600 colpi. Vengono costruite nelle officine clandestine specializzate nella fabbricazione al tornio, a Jenin, montando pezzi ricavati da frigoriferi e lavatrici. Certamente su mandato dei vertici di Fatah».

Abu Mazen ne era al corrente? È stato lui a dare il via libera?
«Abu Mazen non poteva non sapere».

E perché proprio adesso rientra in campo Fatah?
«Perché Israele venti giorni fa ha bloccato tutti i canali di approvvigionamento finanziario a Fatah: tali rimesse passavano esclusivamente da banche israeliane, provenienti soprattutto dal Qatar».

[1] https://www.ilriformista.it/israele-colpisce-gli-alti-funzionari-di-hamas-a-doha-la-caccia-ai-macellai-del-7-ottobre-480631/

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