Ha Stato Israele
La solidarietà “legittima” al Qatar che copre i dirigenti-terroristi di Hamas e il 7 ottobre accusa Israele
di Iuri Maria Prado - 11 Settembre 2025 alle 14:00
I membri del lungo corteo di capi di stato e di governo che, con dichiarazioni pressappoco allineate, hanno deplorato l’iniziativa israeliana dell’altro giorno non si sono limitati a denunciarne l’inopportunità o a contestarne la legittimità. Dal francese Emmanuel Macron al britannico Keir Starmer, dal finlandese Alexander Stubb all’italiana Giorgia Meloni, tutti sono andati ben oltre i limiti di quella prevedibile deplorazione e hanno invece ritenuto di manifestare “solidarietà” al Qatar.
Una scelta politico-diplomatica legittima, assunta tuttavia al prezzo di accantonare una buona somma di fatti che pesa non poco sul conto delle responsabilità del Paese destinatario di tanta solerzia solidaristica. Il Qatar è infatti il Paese che, con un comunicato del 7 ottobre 2023 – mentre, dunque, era in atto il pogrom – dichiarava che Israele “è l’unico responsabile per l’escalation in corso”. Il Qatar è il Paese che di lì in poi avrebbe giustificato e coperto – quando non direttamente supervisionato e sussidiato – le attività terroristiche di Hamas nella Striscia di Gaza. Il Qatar è il Paese che ha dato protezione e garantito impunità alla classe dirigente di Hamas; quella che proprio lì, mentre erano in selvaggia esecuzione, celebrava i massacri, gli stupri e i rapimenti del 7 ottobre.
Non si manifesta “solidarietà” a quel Paese senza voltare la schiena a questi fatti pesanti e indiscutibili. Non si accusa Israele di aver attentato alla stabilità della regione, di aver violato la legalità internazionale e di aver ostacolato il percorso degli accordi senza accantonare la realtà di un Paese – quello cui si dimostra solidarietà – che per due anni ha ciurlato nel manico tenendo bordone alla setta terroristica che strangola Gaza, promette di distruggere Israele e, giusto il giorno prima dell’“irresponsabile” attacco israeliano, celebrava gli “eroi” che salivano su un autobus a Gerusalemme sparando nella testa a uomini, donne e bambini.
Era cioè possibile assumere un atteggiamento anche fortemente critico rispetto all’iniziativa israeliana, ma senza lasciarsi andare al grottesco messo in pagina da un malridotto quotidiano italiano, e cioè che si sarebbe trattato di “bombe sul negoziato”. Che fossero inopportune, che sganciarle fosse sbagliato, magari anche sconsiderato, è questione di giudizi: ma erano bombe sui terroristi, e questo è un fatto. E che la “solidarietà” rischi di finire a loro anziché andare alla sovranità del Qatar è un alto fatto.