Esteri

Usa-Israele, l’amicizia è solida come non mai. Netanyahu: “Saremo una Sparta”. Oggi Rubio a Doha

di HaKol - 16 Settembre 2025 alle 06:45

“Il più grande amico che Israele abbia avuto alla Casa Bianca”. Benjamin Netanyahu non ha avuto dubbi. Dopo l’incontro con il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, il premier israeliano ha tessuto un elogio chiaro nei confronti di Donald Trump. Parole nette, come quelle con cui domenica Netanyahu aveva definito l’alleanza tra i due Paesi, “solida come le rocce del Muro del Pianto”. E Rubio, durante la conferenza stampa successiva al vertice, gli ha fatto eco con parole altrettanto coerenti.
Usa-Israele, l’amicizia è solida come non mai
Il segretario di Stato ha ribadito che Trump “è stato chiaro sulle questioni relative a Gaza”. “Tutti gli ostaggi, sia in vita sia morti, devono essere subito rilasciati, Hamas non può continuare a esistere come elemento armato che minaccia la sicurezza non solo di Israele ma anche del mondo e il popolo di Gaza merita un futuro migliore, che non può iniziare finché Hamas non sarà eliminato e finché tutti gli ostaggi, vivi e morti, non saranno a casa”. Sono queste le direttive della Casa Bianca secondo Rubio. E il capo della diplomazia di Washington ha confermato che The Donald “resta impegnato in modo fermo su questi obiettivi”. Obiettivi cui si aggiunge anche il programma nucleare iraniano, per il quale Rubio ha messo in chiaro che il suo governo manterrà la massima pressione economica su Teheran.
Nessun dubbio su Gaza
Su Gaza, Rubio non ha lasciato dubbi. “Potete contare sull’incrollabile sostegno e impegno” degli Stati Uniti, ha detto il segretario di Stato americano, che ha anche detto che il riconoscimento dello Stato di Palestinese è “un ostacolo alla pace”. Un sostegno importante, che arriva mentre centinaia di carri armati si stanno già avvicinando alla città per cingerla d’assedio e colpire forse in maniera definitiva Hamas in quella che è la sua “capitale”. Ma per l’inviato di Washington, che ieri ha visto anche il presidente Isaac Herzog, era anche fondamentale chiarire i prossimi step anche sui rapporti tra Israele e i Paesi della regione.
Netanyahu: “Saremo una Sparta”
Netanyahu ha lanciato un monito che a molti osservatori è apparso insolitamente schietto, ammettendo che lo Stato ebraico rischia l’isolamento economico e che potrebbe essere costretto a diventare “una super-Sparta” soprattutto per la produzione di armi. Eppure, il premier non ha affatto abdicato all’idea di proseguire la caccia ai funzionari di Hamas.
Oggi Rubio a Doha
E mentre si è assunto la piena responsabilità del raid e ha accusato di “immensa ipocrisia” chi critica il suo governo per l’attacco, Rubio ha dovuto gestire anche questo dossier bollente. Ieri, il segretario di Stato ha deciso che dopo Israele si sarebbe recato in Qatar. Una scelta che è apparsa come un modo per cercare di appianare le divergenze tra i due alleati di Washington. E la decisione di volare a Doha serve anche a sondare il terreno dopo che ieri, nella stessa capitale qatariota, si è tenuto il vertice dei leader dei Paesi arabi e islamici. Dal summit è stato dichiarato che l’attacco compiuto dall’Idf contro i leader di Hamas nell’emirato “minaccia tutto ciò che è stato raggiunto nel percorso verso l’instaurazione di normali relazioni con Israele, compresi gli accordi esistenti e futuri”. Un avvertimento che riguarda soprattutto gli Accordi di Abramo, ritenuti da Trump uno dei suoi maggiori risultati diplomatici (concetto confermato anche da Rubio).
L’accusa a Netanyahu
In apertura del vertice di Doha, l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ha accusato Netanyahu di avere “la pericolosa illusione” di vedere “il mondo arabo sotto l’influenza di Israele”. Tutti gli altri leader accorsi nella città sul Golfo hanno condannato fermamente il raid israeliano e, in varie forme, hanno chiesto alla comunità internazionale di colpire lo Stato ebraico a livello politico ed economico. Mentre il primo ministro iracheno Mohammed al-Sudani ha riaffermato quello che è il vecchio sogno del presidente egiziano Abdel Fatta al-Sisi, una “Nato araba e islamica”, con l’idea anche di creare “un comitato congiunto arabo-islamico per trasmettere la nostra posizione al Consiglio di sicurezza e agli organismi internazionali”.

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