Ha Stato Israele
Il rettore del Politecnico di Torino caccia il professore ebreo per ‘tutelarlo’ dagli studenti: i ghetti avevano una funzione analoga
di Iuri Maria Prado - 18 Settembre 2025 alle 13:33
Il quotidiano La Stampa ha offerto la propria prima pagina al rettore del Politecnico di Torino, Stefano Corgnati, per illustrare i motivi della cacciata di un professore ebreo molestato da squadracce pro-Pal durante una lezione.
Ovviamente né La Stampa né il responsabile del provvedimento di repulisti presentano in quel modo la faccenda. Il manipolo di sgherri che ha interrotto la lezione molestando il professore è trasfigurato in un leggiadro consorzio di “alcuni studenti esterni al corso”, i quali “hanno sollevato questioni” in merito all’azione dell’esercito israeliano. Invece e risposte del professore – che ha servito nell’esercito israeliano, da lui giudicato “il più pulito” – diventano “esternazioni” che “appaiono inappropriate nel contesto di un compito didattico relativo a lezioni di carattere tecnico” e rischiano “di alzare il livello di tensione nella comunità studentesca e accademica”.
Ricapitoliamo? “Inappropriato” non è il fatto che un branco di molestatori interrompa la lezione, ma il fatto che la vittima della molestia risponda dicendo di aver servito nell’esercito e di considerarlo esemplare. Ad “alzare il livello di tensione nella comunità studentesca e accademica” non è l’irruzione della falange pro-Pal al Politecnico di Torino, ma la “esternazione” del professore che osa dichiarare di aver prestato servizio nell’esercito e di averne apprezzato la levatura morale.
Ma il meglio è quando il rettore dell’istituto torinese spiega che “quanto prima” parlerà con il professore “per comprendere meglio i contorni della vicenda e le motivazioni delle sue risposte”. Un processino interno, diciamo, nell’attesa del quale vale il “raus” pronunciato sulla scorta di “quanto risulta dai frammenti video diffusi sui social”. È dubbio se, per la conferma del provvedimento, occorrerà sentire anche il parere del capo caseggiato. Delizioso, infine, è il riferimento del rettore alla funzione profilattica della cacciata: “rappresenta”, spiega, “un’azione di tutela nei confronti del docente nostro ospite, così come degli studenti che frequentano le sue lezioni”. Le ragioni della tutela degli studenti, per carità, sono chiare: rischiavano di essere ulteriormente esposti alla contaminazione sionista, e ci sta. Ma tutela del docente in che senso? Lo proteggiamo dal pericolo di essere molestato (o peggio) sbattendolo fuori? I ghetti avevano una funzione analoga.