Le Ragioni di Israele
L’Emilia Romagna è un campo di battaglia politico: Israele escluso da TTG Travel Experience
di Paolo Crucianelli - 26 Settembre 2025 alle 09:49
Con la decisione di bloccare container diretti a Israele e di escludere il Paese dalla Fiera del Turismo di Rimini, l’Emilia-Romagna si è trasformata in un campo di battaglia politico. A guidare l’operazione due figure istituzionali: Michele de Pascale, presidente della Regione, e Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini. Due amministratori che, anziché occuparsi del benessere dei loro cittadini, hanno scelto di usare il proprio ruolo per fare politica estera, senza alcun mandato democratico per farlo.
Il caso più clamoroso riguarda la TTG Travel Experience, una delle fiere di turismo più importanti in Italia. De Pascale e Sadegholvaad hanno inviato una lettera all’Italian Exhibition Group, che gestisce la fiera, chiedendo che Israele fosse escluso dalla manifestazione. Motivazione ufficiale: la “inopportunità” della presenza di Israele in un momento di conflitto. Risultato: IEG ha obbedito e Israele non avrà il suo stand. Una decisione applaudita da chi vive di slogan e boicottaggi, ma che colpisce al cuore la logica stessa del turismo: un settore nato per unire, non per dividere.
Non è la prima volta. Nei giorni scorsi, sempre in Emilia-Romagna, due container con esplosivi (probabilmente munizioni provenienti dall’Ungheria e dalla Repubblica Ceca) diretti a Haifa sono stati bloccati al porto di Ravenna dopo pressioni politiche locali. Eppure, quei container erano in transito con regolari documenti doganali. Il compito di stabilire se un carico debba passare o meno non spetta a sindaci o presidenti di regione, ma al governo e alle autorità competenti. Interferire significa invadere campi che non appartengono alla politica locale e mettere a rischio la credibilità internazionale dell’Italia.
Il paradosso è evidente: mentre il mondo lotta per mantenere rapporti economici e culturali aperti anche nei momenti di crisi, l’Emilia-Romagna sceglie la strada dell’esclusione e della discriminazione. L’ambasciatore israeliano ha parlato apertamente di “intromissione ideologica”. La ministra del Turismo Daniela Santanchè ha ricordato che “il turismo non va strumentalizzato”. Ma da Bologna e Rimini la linea è chiara: piegare le istituzioni locali a un’agenda di politica estera che nulla ha a che fare con i problemi dei cittadini. Così, mentre imprese e lavoratori faticano con prezzi alle stelle, tasse e burocrazia, i vertici dell’Emilia-Romagna si preoccupano di boicottare Israele, allineandosi alle parole d’ordine della propaganda anti-israeliana. È una scelta che non porta pace, non porta sviluppo, e non porta vantaggi a nessuno. Porta solo danni: economici, politici, morali.
Il presidente De Pascale e il sindaco Sadegholvaad hanno deciso di arruolare la loro terra in una guerra che non appartiene all’Italia. Un atto irresponsabile, che ricorda pagine nere della nostra storia: quando si sceglieva chi escludere e chi discriminare non per ciò che faceva, ma per ciò che rappresentava. Il governo non può restare in silenzio. Serve una presa di posizione netta: la politica estera la decide lo Stato, non i presidenti di regione, non i sindaci.