Floppiglia

Dall’arrembaggio alla deriva, l’allegra crociera della Flotilla e il derby con le imbarcazioni israeliane nel Mediterraneo

di HaKol - 30 Settembre 2025 alle 11:48

Gli amici di Hamas alzano le vele ma abbassano le penne. E qualcuno, a bordo, già mormora: «Fermiamoci, torniamo indietro». Si fa largo la tentazione di gettare l’ancora a Cipro, chiudendo qui la controversa.

La Global Sumud Flotilla, venduta come missione umanitaria, appare sempre più per quello che è: l’ennesima crociera della propaganda, un teatrino galleggiante che prova a mascherare l’appoggio ad Hamas sotto la bandiera del pacifismo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha detto chiaro, senza giri di parole: «Il fatto che navi civili cerchino di forzare un blocco militare mi preoccupa perché sarebbe un rischio per chiunque, basta ricordare l’incidente di quindici anni fa con dieci turchi morti». E precisa: «Si pensi a una nave militare che si muove in mezzo a barche così piccole, indipendentemente dalla volontà che abbia, il rischio di un incidente c’è». La storia della Mavi Marmara è ancora lì, con i suoi morti e la diplomazia sconvolta.

Non meno esplicito Antonio Tajani. Prima l’avvertimento: «Il consiglio che diamo è di non forzare il blocco navale. L’ho detto anche alla portavoce della Flotilla». Poi l’aggiunta: «Stamane ho parlato con il ministro degli Esteri d’Israele chiedendo che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento israeliano. La nostra marina militare certamente non può accompagnare le navi della Flotilla per forzare il blocco». Tradotto: fate pure i vostri selfie a bordo, ma non contate sulla scorta tricolore per aprirvi un varco a Gaza. Gli attivisti però insistono. A bordo della nave Karma, il deputato Pd Arturo Corrado recita la parte dell’indignato speciale: «Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali». Sembra un comunicato dei centri sociali, non certo di un esponente riformista. Sua sorella Annalisa, eurodeputata dem, rincara: «Andiamo avanti finché saremo in acque internazionali». Coraggio a buon mercato: finché Israele non interviene, si sfoggia fermezza.

Mentre la Flotilla cerca titoli sui giornali, in Israele la società civile reagisce [1]. L’ex ostaggio Emily Damari e l’influencer Natalie Dadon hanno lanciato una contro-flottiglia: un “muro blu e bianco” per ricordare gli ostaggi e sgonfiare quella che definiscono «una crociera di propaganda per Hamas». «Portate il diesel. Portate l’orgoglio. Il mare vi aspetta», scrive Damari sui social. Circa cinquanta imbarcazioni di civili israeliani, volontari nonviolenti, sono pronte a incrociare la rotta della Sumud. Nel Mediterraneo potrebbe andare in scena un inedito derby navale: da una parte i passeggeri delle illusioni, dall’altra chi difende i rapiti e chi ricorda i massacri del 7 ottobre.

Gerusalemme, intanto, resta ferma nelle sue posizioni. Nessuna nave entrerà nella zona di guerra di Gaza. La Marina e le forze speciali di Shayetet 13 sono pronte ad abbordare e trainare. Non sarebbe la prima volta: a luglio la nave Handala della Freedom Flotilla fu fermata in acque internazionali, e l’equipaggio fu rapidamente espulso. Il rischio, però, è che un’operazione simile — con una quarantina di imbarcazioni e centinaia di passeggeri — diventi un incidente diplomatico su scala ben più vasta. Lo sa Crosetto, che mette le mani avanti: «Do per scontato che, se non succede nulla di più, gli attivisti vengano arrestati: questo mi sembra il minimo. Metterei la firma perché succedesse l’arresto senza alcun altro tipo di conseguenza».

C’è però anche la legge italiana di cui non molti tengono conto. L’articolo 244 del codice penale punisce con pene pesanti, fino all’ergastolo, chi compie «atti ostili verso uno Stato estero che espongono l’Italia al pericolo di guerra». Ma questi dettagli restano fuori dai proclami della Flotilla. Molto più facile infettare la rete con hashtag antisraeliani e video di gruppo. Gli amici di Hamas, dunque, giocano alla rivoluzione da banchina, inseguendo il mito romantico della flottiglia, ma Israele non cadrà in questa trappola, gli ostaggi restano nelle mani dei terroristi e la loro avventura finirà con un verbale, un rimpatrio o — nella peggiore delle ipotesi — con un’altra scena da Mavi Marmara.

Potrebbe finire per tradursi, italianamente, in una grande commedia. Allestita tra bandiere palestinesi e drappi arcobaleno per mascherare le reali intenzioni di alcuni dei personaggi a bordo delle imbarcazioni. I protagonisti in cerca d’autore devono però fare i conti con un pubblico stanco di applausi, che inizia a fischiare la scena e a protestare gli attori.

[1] https://www.ilriformista.it/la-contro-flotilla-israeliana-liniziativa-un-muro-blu-e-bianco-contro-la-crociera-propagandistica-per-hamas-482990/

Il grande archivio di Israele

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