Evento blindato

“Terrorismo è dolore”, oggi l’evento a Verona. La testimonianza dei sopravvissuti al 7 ottobre

di HaKol - 5 Ottobre 2025 alle 06:30

Il Sabato Nero non è stato un «odioso attacco» contro Israele, come molti lo definiscono per pulirsi la coscienza. Il 7 ottobre 2023 si è consumato un terribile pogrom per mano di Hamas, che ha massacrato civili indistintamente: bambini, donne, uomini, anziani. Colpevoli di appartenere allo Stato ebraico. Dietro la mattanza si nasconde un disegno terroristico internazionale, che minaccia tutto il mondo.

Un piano che verrà analizzato e sviscerato nei minimi particolari oggi a Verona in occasione dell’evento Terrorismo è dolore, organizzato dal Partito Liberaldemocratico in collaborazione con Il Riformista e con l’Associazione Italia Israele Scaligero Estense. «Il contributo del Partito Liberaldemocratico sulle tragedie che si vivono in Medio Oriente non è prendere una barca e – fingendo ragioni umanitarie – cercare di sfidare un esercito, contribuendo invece solo a creare inutili rischi», ammonisce il deputato e segretario Luigi Marattin.

Il Generale Pietro Serino, responsabile difesa e sicurezza del Partito Liberaldemocratico, rilancia la soluzione dei due popoli e due Stati, purché i gazawi riconoscano il diritto all’esistenza di Israele: «È una soluzione che ha finalmente raccolto anche l’adesione della Lega Araba. Chiunque si oppone ai due Stati con metodi violenti è nemico della pace ed è nemico dei popoli di Israele e della Palestina, destinandoli ad un futuro di paura e di morte». Ecco perché l’incontro di oggi non è da considerarsi di parte: «Lo scopo è ricordare le vittime del terrorismo, gente comune che ha perso la vita in modo tremendo solo perché esiste chi crede che la ragione possa camminare sulle gambe della violenza e della sopraffazione. Il 5 ottobre ci incontreremo per gridare che il terrorismo è solo dolore».
Evento blindato, luogo «segreto» per motivi di sicurezza
Una giornata di riflessioni e dibattiti per comprendere le radici, le minacce e le sfide che il terrorismo internazionale pone alle nostre democrazie e alla libertà individuale. Il luogo dell’evento? Per ora rimane nascosto. Prima bisogna registrarsi, poi si riceverà un link che svelerà il posto. È questo il clima che respira chi osa ricordare l’orrore del 7 ottobre. I pro-Hamas possono tranquillamente invadere le strade, occupare le università, paralizzare l’Italia e sfilare al grido di «Palestina libera dal fiume al mare»; invece a chi vuole commemorare le vittime israeliane è richiesta massima discrezione per evitare di turbare l’ordine pubblico.

Federica Iaria, vicepresidente dell’Associazione Italia Israele Scaligero Estense, è amareggiata: «Fare un’informazione corretta e trasversale, incentrata sul terrorismo, di cui abbiamo avuto triste dimostrazione a Manchester durante la festa ebraica dello Yom Kippur, è diventato un obiettivo pericoloso. Tanto da dover fare le cose in sordina, sebbene di grande valore di testimonianza, mentre per contro vediamo le strade invase da slogan senza nemmeno coscienza di cosa significano». L’appuntamento dimostra che senza una base di conoscenza storica, di dibattito, non si può avere una visione reale della situazione attuale: «Non esiste solo il monologo senza contraddittorio che sta facendo da padrone, e dimostrarlo è importante».
Le testimonianze dei sopravvissuti e la voce dei gazawi anti-Hamas
Diverse le tematiche affrontate nel convegno. L’inquadramento geopolitico del conflitto; la storia della nascita di Israele e l’assetto mediorientale; la libertà in Medio Oriente e in Europa; l’informazione e l’istruzione (intervengono il direttore del Riformista, Claudio Velardi, e Rino Casella, docente dell’Università di Pisa aggredito mentre faceva lezione). Ampio spazio ai sopravvissuti del 7 ottobre e alle testimonianze dei gazawi dissidenti che si ribellano ad Hamas. Al panel politico prendono parte Mauro Malaguti (Fratelli d’Italia), Daniele Nahum (consigliere comunale di Azione Milano), Flavio Tosi (europarlamentare di Forza Italia) e Marco Taradash (Europa Radicale). Atteso un contributo video di Carlo Calenda; conclude Marattin. La sessione di chiusura è affidata a un filmato su terrorismo e preghiera.

Sarà dunque un’occasione di riflessione storica e culturale, per denunciare l’ipocrisia dell’Occidente, in prima linea contro la guerra a Gaza ma magicamente cieco e sordo di fronte alle altre tragedie nel mondo (basta pensare all’Ucraina martoriata dalla Russia e ai cristiani uccisi in Sudan). «Vogliamo ricordare tutte le vittime del terrorismo, in maniera universale», sottolinea Iaria.

Il grande archivio di Israele

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