Italia incubatore radicalismo di destra e di sinistra che ricorda clima prefascismo
Il tramonto del Trentennio euroatlantico: la Francia non è solo crisi politica, è l’avvertimento finale
di HaKol - 7 Ottobre 2025 alle 13:12
La Francia non è solo crisi politica. È l’avvertimento finale. La patria dei diritti, della laicità e delle barricate per cambiare, è oggi divisa fra chi vorrebbe incendiare tutto e chi sogna la repressione come anestesia. Il secolo breve della libertà tramonta su un mare di massimalismi opposti e feroci, dove affonda la bussola di 80 anni di pace. Sembriamo aver dimenticato che il perno della democrazia e del progresso era l’asse euro-atlantico. Fuori da questo confine, c’è solo il potere attrattivo di dittatori che chiamano “nuovo ordine mondiale” il primato totalitario e l’aggressione alle libertà individuali.
L’Italia è oggi incubatore di un radicalismo di destra e di sinistra che ricorda il clima del prefascismo, ben descritto nei libri di Scurati. Una certa destra antisistema ha speculato in questi ultimi tre decenni soprattutto sull’immigrazione non governata, come aveva previsto per tempo Bettino Craxi. Ciò che è cambiato in modo repentino è il navigatore GPS della sinistra. Il Pds-Ds-Pd, ondivago su vari punti, in politica estera ha mantenuto sempre la barra ferma.
L’avvento della Schlein, l’elezione di Trump e le guerre in corso hanno chiuso un ciclo trentennale. Il Pd sta ricreando una base identitaria, insieme a 5 Stelle e Avs, sui paradigmi del vecchio Pci, estraneo per cultura e mentalità all’Occidente. Moralismo piazzarolo, pacifismo strabico, allergia alla sola parola “difesa”. Non un progetto, ma un rassicurante riflesso condizionato. Noi siamo i buoni, e tanto basta.
I populisti – di destra, di sinistra e di rete – hanno trasformato l’odio per la complessità in una fede. Scompaiono gli intellettuali veri, quelli che ragionano e accettano i chiaroscuri del dubbio come una virtù. Contano solo gli schierati. Così, quando Putin bombarda centrali elettriche e quartieri civili, resta il solo Carlo Calenda a chiedere a Schlein e compagni: “Gli ucraini sono figli di un dio minore? E i cento italiani che hanno rischiato di essere colpiti sul treno valgono meno dei partecipanti alla Flotilla che andate ad accogliere in pompa magna?”. Nessuna risposta. Tutti già impegnati per il nuovo scioperone di Landini, dove celebrare gli slogan di chi tuonava contro “la pace di Trump” nello stesso istante in cui la accoglievano gli arabi e persino Hamas. E a contrastarla erano proprio i fondamentalisti israeliani, presenti anche nel governo di Tel Aviv.
È in questo clima che il giorno di oggi, 7 ottobre, può essere impunemente definito in piazza “la festa della resistenza palestinese”, mentre si vagheggia che il nuovo stato islamico vada dal Giordano al Mediterraneo travolgendo il diritto alla vita di Israele. Ed è questo lo stato di salute di una democrazia dove la nuova eroina Francesca Albanese umilia un sindaco che la sta premiando perché ha citato la necessità di liberare gli ostaggi ebrei, e pochi giorni dopo esce da una sala tv perché viene citata Liliana Segre. “Il mondo all’incontrario”, potremmo dire, se non evocasse il best seller di uno dei top gun dell’estremismo attuale.