L'intervista

Israele, gli ostaggi tornano a casa. Benedetto Sacerdoti: “Hamas può preparare un altro macabro show”

di HaKol - 10 Ottobre 2025 alle 09:30

Dopo mesi di silenzi, trattative e attese strazianti, una notizia accende finalmente una speranza: l’accordo di pace è stato raggiunto, e gli ostaggi israeliani nelle grinfie di Hamas potrebbero tornare presto a casa. Famiglie che da oltre due anni vivono sospese tra angoscia e attesa, ora intravedono la possibilità di riabbracciare i propri cari (o almeno di poter dare loro una degna sepoltura). Ma la gioia si mescola alla paura: la tregua reggerà davvero? Hamas rispetterà gli impegni presi? Ne parliamo con Benedetto Sacerdoti, portavoce italiano del Forum delle famiglie degli ostaggi, che racconta emozioni, speranze e timori di chi – in queste ore decisive – vive ogni aggiornamento come un colpo al cuore.

Le famiglie degli ostaggi potranno finalmente riabbracciare i propri cari. Come hanno reagito alla notizia dell’accordo?
«È stata accolta con grande speranza, e anche con grande consolazione per poter dare degna sepoltura agli ostaggi uccisi da Hamas. Bisognerà ancora attendere sabato notte o domenica per il rilascio. Speriamo che la liberazione avvenga nel modo più lineare possibile».

Ma allo stesso tempo c’è anche preoccupazione? Hamas più volte ha fatto saltare la tregua…
«Sì, rimane la preoccupazione per la possibilità che Hamas boicotti l’accordo. Non credo che questo sia il caso, però. C’è stata una forte condivisione sull’accordo di pace da parte degli Stati Uniti, della Lega Araba, di gran parte dei leader occidentali: Hamas ha finalmente una forte pressione perché faccia la propria parte per porre fine alla guerra. Il conflitto, non dimentichiamolo, si è purtroppo prolungato perché Hamas ha sempre rifiutato di consegnare tutti gli ostaggi».

Un altro punto riguarda le condizioni di salute dei sequestrati. Molti, anche se liberati, potrebbero rischiare la vita, magari per un forte stato di denutrizione?
«C’è grande preoccupazione per il loro stato di salute. Sono stati detenuti in condizioni disumane, spesso legati alle caviglie, senza la possibilità di muoversi, di alzarsi in piedi. Condizioni igieniche drammatiche, spesso esposti a muffe, con scarsa illuminazione, con aria stantia. Sono stati soggetti a elevata denutrizione. I video rilasciati questa estate da Hamas sono allarmanti. Sappiamo che gli ostaggi precedentemente rilasciati sono tornati a casa con molteplici patologie, e per questo motivo in Israele sono stati allertati diversi ospedali che – subito dopo il rilascio – accoglieranno gli ostaggi per prestare le cure necessarie».

I terroristi sostengono di aver bisogno di almeno 10 giorni per localizzare i corpi dei prigionieri israeliani morti nella Striscia. Ci sono davvero difficoltà operative o potrebbe essere un bluff?
«Dalle prime indiscrezioni pare che Hamas abbia difficoltà nel ritrovare tutti i corpi degli ostaggi deceduti, anche in virtù del fatto che i corpi e gli ostaggi sono stati spostati da una città all’altra, da un battaglione all’altro, spesso con scarse comunicazioni. Spero che questo non rallenti il processo di liberazione degli ostaggi: Hamas, che ha la responsabilità del rapimento e della prigionia, deve prendersi la propria responsabilità e fare quanto necessario per rispettare i tempi dell’accordo».

Dobbiamo aspettarci un altro show di Hamas? Sarebbe ancora più macabro trattare di nuovo gli ostaggi come trofei di guerra…
«Sì, è alta la possibilità che Hamas sfrutti questa occasione come circo mediatico, come già avvenuto a febbraio e marzo. Speriamo che questo non si verifichi nuovamente. C’è grande attenzione da parte di tutto il mondo. Stiamo parlando di un’organizzazione terroristica alle sue battute finali, perciò temo che non sia del tutto da escludere un altro show».

Il grande archivio di Israele

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