Cosa si nasconde dietro la firma sull’appello anti-Israele alla Mostra del Cinema di Venezia
di Andrea B. Nardi - 2 Settembre 2025 alle 07:00
Io non credo che Valeria Golino e Fiorella Mannoia siano persone malvagie, delle carogne. Due che non inorridirebbero se vedessero i filmati su Hamas che per lavoro siamo costretti a vedere noi professionisti e che non ci fanno dormire di notte. Allora perché hanno firmato un infame manifesto che avvalora la propaganda della peggior stirpe di criminali sanguinari del nuovo millennio, gli jihadisti? E di cui sarebbero le prime vittime se vivessero a Gaza. E gli altri come loro, esattamente come un secolo fa intellettuali ed accademici firmarono manifesti a favore del nazismo: perché?
Qualcuno potrebbe pensare: eh, si sa, gli attori tengono famiglia, e sono sempre fedeli al peggior conformismo salottiero. Solo così sperano di ricevere i trenta denari che il re butta ai loro piedi per lasciargli fare i saltimbanchi di corte. Ma io non credo sia nemmeno così. Forse è più complicato.
Mirabile fu quella notte degli Oscar in cui Ricky Gervais apostrofò in questo modo la platea dei colleghi: «La maggior parte di voi attori ha fatto meno giorni di scuola di Greta Thumberg. Quindi, se stasera riceverete un premio, non venite qui a farci la morale e a insegnarci a vivere: prendetelo, ringraziate, e andatevene a fanculo». Ecco. Forse sta tutta qui la questione. È molto comodo sentirsi con la coscienza a posto aderendo alle menzogne del mainstream di turno, piuttosto che mettersi a studiare documenti, imparare a distinguere verità da falsificazioni, capire i complicatissimi meandri della geopolitica, assistere di persona agli eventi, riconoscere le menzogne degli assassini e le ragioni delle vittime. Comodo e banalmente umano. O infantile. Occorrono tempo e tanta fatica per analizzare libri, trattati, immagini, capire lingue straniere, rincorrere la verità: è assai più semplice leggere post sui social e fake news di scribacchini di regime, e accettarli come fossero il Corano.
Suggerisco agli studiosi della mente umana una ricerca sul motivo per cui persone per bene e magari dall’animo sensibile si trovino a commettere atti mostruosi come la firma contro Israele sul manifesto di Venezia. Alla base c’è una nevrosi, dettata da una forma di insicurezza di carattere e di personalità? Non sono uno psicologo, perciò le mie sono soltanto ipotesi. Potrebbe essere che in questo modo trovino una specie di compenso alla propria vita banalmente lussuosa inseguendo un qualche pseudo ideale sentito qua e là negli ambienti radical-chic che fa figo e non impegna? Una posizione “politica impegnata” che non richieda alcuno sforzo, e faccia dormire sogni tranquilli con la coscienza lavata: “Sono dalla parte dei giusti, dei corretti: sono una persona perbene perché sto con la maggioranza”.
Costa un’immane fatica analizzare ogni giorno, ogni ora, ciò che la Storia ci mette davanti per essere sicuri di ciò che pensiamo, di ciò che facciamo, per mettere d’accordo la nostra morale con la nostra ragione ed entrambe con la nostra conoscenza dei fatti. Quanto è più facile indossare la maglietta di Che Guevara, o definire Netanyahu un criminale di guerra perché “così fan tutti”?
Se sapessero, Golino e Mannoia, quante notti insonni passiamo noi che di giorno abbiamo per tutto il tempo Gaza davanti agli occhi, e nei nostri incubi ci sono sia gli orrori degli jihadisti sia le terribili menzogne ripetute papagallescamente dalle anime belle occidentali. Loro di sicuro tali incubi non li hanno e ora dormono benissimo dopo aver messo le proprie firme su quella vergogna.
Se Israele commettesse dei delitti lo denuncerei: per me sarebbe una notizia come un’altra. Noi in questo momento difendiamo Israele perché la nostra coscienza, i nostri studi, le nostre ricerche, testimonianze, documenti ci conclamano la giustezza del suo operato e vogliamo smascherare le menzogne della propaganda islamista. Propaganda che, evidentemente, ha raggiunto ottimi risultati con Valeria Golino, Fiorella Mannoia&Co.