Le Ragioni di Israele
Dialogo tra un rabbino e un dissidente: botta e risposta tra Di Segni e Gad Lerner con al centro Israele e la sua esistenza
di HaKol - 16 Ottobre 2025 alle 14:13
Nel leggere Ebrei in guerra, dialogo tra un rabbino (Riccardo Di Segni) e un dissidente (Gad Lerner), edito da Feltrinelli, non ho potuto non provare simpatia fraterna, io cristiano con radici familiari ebraiche, verso il rabbino. Per la pacatezza con cui ha difeso, in tutta la loro complessità e punto per punto, mondo ebraico e Israele contro un clima ostile che speriamo tutti possa essere messo alle spalle. Si è anche rinnovato in me il disagio per alcune posizioni espresse sulla guerra dalla Chiesa cattolica.
La sofferenza per le tante vittime innocenti è profonda e fuori discussione, ma la domanda resta sempre una: chi ne è stato davvero responsabile e quali erano gli obiettivi di costoro? Domanda non sempre soppesata a sufficienza. Sono emerse talora in alcuni perfino scorie teologiche sulle differenze (sic) tra Dio veterotestamentario e neotestamentario, idee che tanti orrori hanno originato nel passato. Ecco, si spera che queste ultime restino parole isolate. Tutti speriamo che tra ebrei e cristiani si possa andare oltre e non indietro rispetto all’enciclica Nostra aetate che nei prossimi giorni compirà 60 anni.
Il libro in esame affronta in modo chiaro e approfondito simili delicati temi. Insieme a diversi altri ovviamente. Di Segni risponde sempre con misura alle questioni sollevate talvolta anche provocatoriamente ma sempre in modo intelligente da Lerner. Al fondo il tema cruciale che ritorna è sempre uno e uno solo: Israele e la sua esistenza sono da sempre rifiutati e messi sotto attacco. E quello degli ultimi anni è stato uno degli attacchi più gravi. L’esistenza di Israele non è ben vista in Europa come non lo fu la presenza degli ebrei nel nostro continente. E però – questo lo chiarisce bene Di Segni – gli ebrei di tutto il mondo non sono dissociabili da Israele e Israele è una conquista irrinunciabile in quanto casa e famiglia di ogni ebreo e del suo popolo.
Lerner ha il pregio di far emergere i temi di fondo dell’ostilità del progressismo europeo verso Israele. Intanto l’odio per Netanhiahu sin dal primo istante in quanto destra e amico di tipi come Trump e Meloni anch’essi destra. Poi, più sottilmente, egli esprime perplessità per Israele e ostilità per quel che è divenuto. Emerge allora l’amore e la nostalgìa un po’ aristocratica per l’ebraismo della diaspora contro quello del “ritorno” mentre si fa fatica a sopportare la crescita di un “sionismo religioso” accanto a quello storico laico. Su questo punto, però, i critici ebrei come Lerner a questo Israele dovrebbero essere più chiari. Il tema del regno e poi dello Stato ebraico è di disputa millenaria tra gli ebrei, si pensi solo alla grande epoca degli asmonei. Ma è profondamente inquinante confondere questo tema intraebraico con la volontà altrui di annientare l’ebraismo in quanto tale e oggi di concellarne per sempre la sua presenza in Medio oriente. Ma qui emerge in Lerner una visione molto ideologica e persino “religiosa” dell’antifascismo e della sinistra che mal sopporta l’aspetto identitario e perciò ai suoi occhi inevitabilmente di destra del popolo di Israele. Un sentimento che sta profondamente inquinando la vita pubblica in tutta Europa e distruggendo la credibilità del sistema dei mass media.
Quattro anni fa, presidente di una ong cattolica, chiudevo l’introduzione a un libro sulla storia dell’istituto, l’Icu, con queste parole: “Il sogno è quello di contribuire con le nostre piccole forze a far tornare le sponde del mediterraneo luoghi non di inimicizia né di disperazione ma di collaborazione e concordia e di aiutare a fare lo stesso del Medio oriente e della penisola arabica: una grande area di sviluppo economico e di prosperità. Di tolleranza e di ripudio del terrorismo, di pace”. Questo ritengo ancora sia il vero progresso. Non le ideologie progressiste. E tanto meno quelle fondamentaliste. Oggi, anche grazie a Israele non ai suoi nemici, questo sogno sembra più vicino.