Le Ragioni di Israele
7 ottobre in cerca di verità: le Università pensano alla Palestina, ma dovrebbero affrontare le proprie incoerenze
di HaKol - 30 Ottobre 2025 alle 19:08
Gli ambienti accademici e le università si sono mobilitati per la Palestina. Nelle ultime settimane appelli e raccolte firme hanno trovato il sostegno di migliaia di persone, tutti schierati “contro il genocidio dei palestinesi” e per la rottura delle relazioni per il rischio di “dual use” e dunque la conseguente “connivenza con le politiche genocidiarie”.
L’intera comunità accademica nazionale ha preso posizione: è il caso, non ultimo, della mobilitazione che ha trovato voce nell’assemblea della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma, dove l’organo collegiale costituito da docenti, personale amministrativo e studenti hanno discusso tre mozioni sulla questione, poi votate e approvate a larga maggioranza. Anche in questo caso, in uno dei luoghi simbolo della partecipazione studentesca ai grandi movimenti internazionali (dal ’68, alla “pantera” degli anni Novanta, passando per le tante mobilitazioni per il diritto allo studio, i diritti dei lavoratori etc.) l’articolazione del dibattito avviene con forza e confronto, tra docenti e studenti, in una comunità dalle tante sensibilità e identità consapevole della propria natura ad entrare dentro le questioni, a porsi delle domande e alla ricerca di risposte fondate sulle testimonianze, le fonti e i documenti.
All’indomani del 7 ottobre 2023 la reazione unanime di fronte alla barbarie dell’ultimo pogrom anti-ebraico da parte di terroristi provenienti dal territorio di Gaza (sotto controllo dell’organizzazione islamica terrorista di Hamas) ha visto anche questa comunità mobilitarsi in solidarietà con le vittime (ebrei, musulmani, cristiani, arabi, israeliani e stranieri, di destra o di sinistra, adulti e bambini, donne e anziani), 1400 persone circa sterminate, violentate, uccise, bruciate, mutilate, con altre 200 rapite e tenute in ostaggio per giorni, mesi, solo in parte sopravvissute alla tortura della prigionia nei tunnel, alle violenze fisiche e psicologiche, fino alla liberazione e (parziale) restituzione dei corpi, avvenuta due anni dopo…
E due anni dopo, nel dibattito che si svolge in seguito alla guerra totale scatenata dal pogrom del 7 ottobre e alla catastrofe umanitaria nei territori sotto il controllo del gruppo terroristico mantenente gli ostaggi, nelle ore che preparano la restituzione dei sopravvissuti alle torture e alla prigionia, in cambio della liberazione di incarcerati palestinesi macchiatisi di reati gravissimi, alcune delle mozioni e dei documenti votati dagli atenei riportano, almeno per menzione storica, la data di questa strage e gli autori del pogrom: in altri atenei il dibattito sulle mozioni prosegue nei giorni seguenti con la svolta dell’accordo per il cessate il fuoco, con testi e documenti che nella maggior parte dei casi parlano del “genocidio, catastrofe umanitaria, liberazione dall’occupazione e dalla colonizzazione israeliana” senza neanche menzionare la data di inizio di tutto, il 7 ottobre.
E’ il caso della Facoltà di Lettere della Sapienza, che nel testo delle tre mozioni approvate (la prima mozione contro l’operato di Israele nei territori occupati e per il ripristino delle attività umanitarie, la seconda per l’interruzione dei rapporti di cooperazione accademica con Israele e l’avvio di nuove collaborazioni con istituzioni palestinesi, la terza sulle implicazioni dei rapporti in essere e la pubblicazione della documentazione relativa con la richiesta all’interruzione degli accordi dipartimentali) non riporta alcuna menzione del 7 ottobre, delle vittime, degli ostaggi rapiti quel giorno e dei pochi sopravvissuti rilasciati due anni dopo. Sembra impossibile ma un’assemblea così attenta ai fatti, al diritto umanitario, sensibile alla violazione dei diritti di tante popolazioni nel mondo dimentichi, tralascia di menzionare in questo contesto “la” data e l’azione scatenante di Hamas.
Silenziando la memoria delle vittime e la verità dei fatti sembra aprirsi la strada allo sdoganamento del terrorismo e dei suoi protagonisti, emerso già (con la definizione di “movimento di resistenza e di liberazione del popolo palestinese”) nel discorso pubblico di noti funzionari ONU e di esponenti (non solo) politici di varia appartenenza: ma nelle università, nei luoghi dell’elaborazione della ricerca scientifica e della formazione superiore, “l’inammissibile silenzio sulla verità” evocato dagli stessi promotori di queste posizioni non dovrebbe ammettere il silenzio sul 7 ottobre. Anche la Facoltà di Lettere della Sapienza, con spirito critico, dovrebbe affrontare questa incoerenza e riaffermare, una volta per tutte, la memoria di tutte le vittime del pogrom del 7 ottobre 2023.