Le Ragioni di Israele

Guterres generalizza sul cessate il fuoco a Gaza perché non riesce a dare la colpa ai terroristi di Hamas

di Iuri Maria Prado - 6 Novembre 2025 alle 12:02

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si dice “profondamente preoccupato per le continue violazioni del cessate il fuoco a Gaza”. Arbitrale quando invoca il rispetto degli accordi, ecumenico nella distribuzione della responsabilità, decide di non occuparsi dei dettagli, e cioè del fatto che sì, tutte le parti sarebbero tenute a rispettare quei patti, ma soltanto una – la forza terrorista palestinese – ne fa continua violazione.

Dal giorno della sottoscrizione di quegli accordi, la parte palestinese non solo non ha cessato le ostilità contro Israele, ma ha preso a commetterne in modo sempre più grave contro la propria popolazione. Il continuo sequestro degli aiuti umanitari da parte dei miliziani di Hamas, le esecuzioni di piazza di cui essi si sono resi festosamente responsabili in mondovisione, la loro permanenza e operatività in armi nelle zone da cui avrebbero dovuto sloggiare, insomma la plateale e reiterata contravvenzione a ogni singolo punto pattizio ha avuto placido corso senza che le attenzioni inquirenti delle Nazioni Unite facessero mostra anche solo di accorgersene.

Un atteggiamento noncurante e sostanzialmente assolutorio di cui, dopotutto, risente abbastanza poco la parte israeliana, peraltro sgravata della preoccupazione per i propri ostaggi vivi, ma di cui risente molto la popolazione palestinese, che è la solita materia passiva delle atrocità di quelli che la governano. “Tutti”, dice Guterres, “devono attenersi alle decisioni della prima fase dell’accordo di pace”. Certo: ma ricordarlo senza denunciare chi non vi si è attenuto, e continua a non farlo, significa esattamente delegittimare gli accordi di cui pure si reclama il rispetto.

Che non si tratti di un atteggiamento nuovo da parte del segretario generale, ancora una volta, impensierisce abbastanza poco la parte – Israele – che ha imparato ad abituarsi alle sfrontatezze e ai pregiudizi di quell’ambiguo portoghese. Ma questa sua pervicacia negazionista dovrebbe impensierire chiunque tenga a una causa palestinese accettabile e difendibile, e cioè una causa che non sia coincidente con quella propugnata da chi fa uso del cessate il fuoco per riorganizzare il mercato nero, trafficare in cadaveri e giustiziare i dissidenti.

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