Israele deve difendersi anche sulla comunicazione
di Paolo Crucianelli - 10 Settembre 2025 alle 08:34
La campagna mediatica pro-palestinese, e dunque contro Israele, è potente. La stragrande maggioranza dei media italiani ed europei è schierata contro Israele in modo compatto. La propaganda è articolata, studiata e, purtroppo, efficace. Colpisce anche a livello subliminale, con immagini (spesso false) e riferimenti subdoli.
Ne è un “fulgido” esempio la prima pagina del Fatto Quotidiano di luglio, dove campeggia la foto di un bambino che si vuole far credere malnutrito, ma che in realtà è affetto da una malattia genetica rara (ora è in cura in Italia). La foto evoca subito, nell’immaginario collettivo, i sopravvissuti ai campi di sterminio. Il paragone viene rafforzato dal titolo sotto l’immagine: “Se questo è un bambino”, evidente citazione di Primo Levi.
A quel punto, il contenuto dell’articolo diventa superfluo: basta uno sguardo alla pagina. La menzogna è confezionata, servita. Quello non è più un quotidiano, non è l’espressione del libero pensiero: è un fast food dell’odio.
Gli altri media non sono da meno. Il fact checking non sanno nemmeno cosa sia. Qualcuno ha il pudore di specificare che il numero di morti giornalieri proviene dal cosiddetto “Ministero della Salute” di Hamas, ma molti lo omettono.
(Ma a voi, il “Ministero della Salute di Hamas” non sembra un ossimoro?)
Israele deve quindi difendersi da questa propaganda letale. Così come fa tutto il possibile per eradicare Hamas, per disinnescare la minaccia iraniana, per disarmare Hezbollah, per rendere inoffensivi gli Houthi e per tenere sotto controllo i tagliagole siriani, allo stesso modo deve impiegare ogni energia per riportare alla luce la verità. Israele deve contrapporre la realtà a ogni menzogna che viene spacciata, a ogni narrazione truffaldina. La campagna mediatica contro Israele è una bomba, non meno pericolosa di quelle esplosive. E come tale va disinnescata.
Netanyahu deve costruire una macchina dell’informazione altrettanto efficace di quella del nemico. Deve organizzare conferenze stampa regolari con i media internazionali, nello stile di quelle della Casa Bianca. Attualmente non c’è praticamente contraddittorio, e questo consente ai numeri inventati e alle narrazioni false di circolare liberamente. Solo di recente Israele ha iniziato a percorrere questa strada: ha mostrato al mondo le migliaia di tonnellate di aiuti umanitari ferme all’interno di Gaza, in attesa di essere distribuite dall’ONU tramite le sue agenzie umanitarie, che tuttavia si rifiutano di farlo perché Israele impone – giustamente – misure di sicurezza volte a impedirne la presa di possesso da parte di Hamas. Questa notizia, clamorosa, ha iniziato a circolare nei media. È un buon segno. È la prova che questa strategia può funzionare e può fare breccia nel muro della falsità dilagante. È imperativo che Israele continui a percorrere questa via.