La risoluzione sblocca la “fase due” del piano

“Voto Onu è una pietra miliare”, Israele sigilla l’accordo di pace per Gaza

di HaKol - 19 Novembre 2025 alle 12:37

Fumata bianca al Palazzo di Vetro. Con 13 voti a favore e le astensioni di Russia e Cina, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la risoluzione americana che fa propria la road map di Donald Trump per Gaza e autorizza il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione incaricata anche di disarmare Hamas. L’ambasciatore Usa Mike Waltz l’ha definita «storica», rivendicando il ruolo della Casa Bianca: «Sotto la presidenza di Donald Trump gli Stati Uniti continueranno a portare risultati con i nostri partner», e parlando di «opportunità di mettere fine a decenni di spargimento di sangue e rendere realtà una pace duratura».

La risoluzione sblocca la “fase due” del piano: dopo tregua, scambio di prigionieri e parziale ritiro dell’Idf, comincia la partita della stabilizzazione. Fino all’ultimo ha pesato l’ipotesi di un veto di Mosca e Pechino. La Russia aveva presentato una bozza alternativa che cancellava il riferimento alla smilitarizzazione di Gaza, si opponeva alla permanenza di Israele oltre la linea gialla, non citava il Board of Peace – organismo transitorio presieduto da Trump – e trasferiva al segretario generale Onu la regia sul dispiegamento della forza internazionale, riducendo il ruolo di Washington. Su quella posizione si erano inizialmente allineate Cina e Algeria.

A ribaltare il tavolo è stata la pressione congiunta dei Paesi arabo-musulmani più influenti – Qatar, Egitto, Emirati, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania, Turchia – e il via libera politico dell’Autorità Palestinese. Un fronte così ampio ha reso politicamente difficile per Mosca e Pechino opporsi apertamente a un testo sostenuto dalla regione, dall’Anp e da vari Paesi europei: la soglia dei 9 voti è stata superata, con Russia e Cina ferme all’astensione. Per rendere possibile l’intesa, la bozza Usa è stata limata. Il testo finale prevede che tutti gli Stati membri del Consiglio possano entrare nel Board of Peace, in carica fino al 31 dicembre 2027, e introduce un passaggio politico chiave: «Le condizioni potrebbero finalmente essere mature per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese», una volta attuate le riforme dell’Autorità Palestinese e avviata la ricostruzione avanzata di Gaza. Resta però intatto il cuore del disegno americano: una forza internazionale di stabilizzazione, composta in prevalenza da Paesi musulmani, con mandato di garantire la smilitarizzazione della Striscia, compreso il disarmo di Hamas e la distruzione delle sue infrastrutture militari.

Il voto dell’Onu apre anche una finestra nei rapporti fra Israele e Arabia Saudita. Secondo quanto riportato da «Axios», Israele non sarebbe contrario alla vendita di caccia F-35 statunitensi a Riad, a condizione che l’accordo sia legato alla normalizzazione delle relazioni tra il regno saudita e lo Stato ebraico. Da Gerusalemme arriva il sigillo del presidente Isaac Herzog, che definisce il voto del Consiglio di Sicurezza una «pietra miliare» e si congratula con Donald Trump per «l’incredibile risultato». Herzog sollecita i Paesi europei a chiedere riforme all’Autorità Palestinese e la fine dei finanziamenti ai «terroristi» detenuti nelle carceri israeliane, e si dice favorevole a una vasta ricostruzione di Gaza e a una «vita dignitosa» per i palestinesi.

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