Le Ragioni di Israele
Hamas e il modello dell’IRA, il gruppo terroristico potrebbe disarmarsi e formare la nuova ala politica dell’Olp
di HaKol - 27 Novembre 2025 alle 12:24
GERUSALEMME – Israele ha vissuto ieri una giornata di cauto ottimismo. I24, la televisione che qui tutti guardano, già all’ora di pranzo ha aperto con una notizia che, se confermata, potrebbe segnare la fine di un ciclo. E l’inizio di un altro. Il gruppo terroristico islamista palestinese Hamas starebbe valutando la proposta di trasformarsi in un partito politico, discutendo anche l’ipotesi di aderire all’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp).
Lo hanno detto fonti dello stesso movimento, citate dal quotidiano panarabo di proprietà saudita “Asharq al Awsat”, secondo cui tra i punti discussi all’interno di un documento presentato da alcuni leader di Hamas vi sarebbe un invito a «creare un partito politico simile a gruppi e partiti tuttora esistenti, che rappresentano un orientamento islamico nazionale e si presentano come soggetti in grado di partecipare alla vita politica, economica, sociale e quotidiana».
Le stesse fonti hanno suggerito che il documento discusso dal movimento punta «a una riconciliazione palestinese globale, compresa la partecipazione all’Olp, e a una maggiore apertura nel rapporto con i Paesi arabi e islamici e con la comunità internazionale attraverso l’instaurazione di canali politici con tutte queste parti, trasformandosi in un attore politico di rilievo che assicuri la continuità del movimento al di là delle sue armi».
Per quanto riguarda il futuro disarmo del gruppo, le fonti hanno confermato che la questione «viene trattata dall’inizio del cessate il fuoco fino ad oggi con Egitto, Qatar e Turchia, e persino con gli Stati Uniti in maniera indiretta, ed è probabile che venga riproposta in incontri attesi con funzionari statunitensi nel prossimo periodo», precisando tuttavia che il tema delle armi di Hamas «deve essere trattato all’interno di una formula di accordo nazionale palestinese, senza intervento israeliano o della forza internazionale» (prevista dal piano di pace del presidente Usa Donald Trump).
Secondo quanto affermato dalle fonti, e’ risultato significativo che alcune voci all’interno di Hamas abbiano espresso l’idea che «il movimento debba pensare fuori dagli schemi, e che le armi rappresentate da razzi, tunnel e altro non possano da sole costruire il futuro del gruppo», osservando che la guerra con Israele ha fatto perdere al gruppo molta della sua base popolare e sociale, e che «é necessario che ci sia una visione equilibrata che permetta al movimento di mantenere la propria esistenza preservando al contempo le sue costanti generali, e confermando che la resistenza, sia armata sia popolare, è un diritto dei palestinesi».
Le dichiarazioni di Hamas, viene fatto notare dagli analisti israeliani, vanno sempre prese con le pinze. Ma un cauto ottimismo si inizia a fare strada nei palazzi del governo a Gerusalemme e nei circoli di Tel Aviv. Quel che è certo è che Hamas è spaccato, con due brigate rimaste – come gli ultimi giapponesi alla fine della Guerra mondiale – asserragliati nei tunnel, e una parte preponderante a favore del disarmo totale e della trasformazione in partito politico.
Il modello potrebbe essere quello dell’IRA, che ha votato per la sua trasformazione attraverso il disarmo e una fase di transizione verso la nonviolenza. Non si può chiedere altrettanto ad Hamas, ma la pressione del Qatar in questo senso è determinante.