Il vero volto della Global Sumud Flotilla

di Paolo Crucianelli - 26 Settembre 2025 alle 12:27

Da più di un mese la Global Sumud Flotilla naviga nel Mediterraneo, tra ritardi, soste e grandi clamori mediatici. Si è presentata come un’iniziativa umanitaria per portare aiuti a Gaza, ma dopo settimane di proclami e autocelebrazioni il dato di fatto è uno: le derrate trasportate sono poche, infinitamente meno di quelle che ogni giorno entrano a Gaza via terra. Con i costi sostenuti per allestire navi, equipaggi e tournée propagandistiche si sarebbe potuto inviare, attraverso canali sicuri e istituzionali, una quantità di beni infinitamente maggiore e in tempi più rapidi.

Dopo il giallo di alcuni attacchi, veri o presunti che siano, i flotillanti sono andati nel panico, e ovviamente hanno immediatamente e universalmente dato la colpa a Israele. Nessuno sa in realtà chi sia stato. Quello che è certo è che, in questo presunto attacco, Israele avrebbe molto da perdere e l’Armada Brancaleone tutto da guadagnare. Il risultato è che per placare gli animi, il ministro Crosetto ha mandato una unità della Marina Militare a sorvegliare i barcaioli, così almeno in caso di un nuovo attacco la Fregata sarà in grado di capire da dove è partito. La cosa è paradossale: quando mai si è visto che un gruppo di attivisti pacifisti, antimilitaristi, antisistema, antioccidentali venga scortato da Mamma Marina? A Napoli direbbero: “Fa’ ’o guappo e po’ chiagne”.

Oltre alla scorta navale, il governo italiano si è offerto di far arrivare a Gaza gli aiuti trasportati dalle barche tramite canali sicuri, così come il governo israeliano ha offerto alla flotilla il porto di Ashkelon per sbarcare gli aiuti in tutta sicurezza. Entrambe le offerte sono state rifiutate dai prodi marinai multinazionali. Perché? Il motivo è evidente, lo scopo non è quello dichiarato: il vero obiettivo è tentare platealmente di forzare il blocco navale israeliano che loro, i fini giuristi naviganti, considerano illegittimo. Così come lo pensano i loro supporter parlamentari del M5S e di AVS che vorrebbero, addirittura, che la nostra Marina scortasse le barche fin dentro le acque israeliane per impedire l’abbordaggio da parte delle forze speciali dell’unità Shayetet 13, che li attende.

Insomma, i più pacifisti tra i pacifisti della nostra politica vorrebbero giocare a battaglia navale con gli israeliani. Roba da non credere. In realtà i flotillanti hanno ragione a preoccuparsi, perché quello che vogliono compiere è un vero e proprio atto eversivo. Forzare volutamente e ostentatamente un blocco navale in tempo di guerra non è uno scherzo, e le conseguenze potrebbero essere ben più gravi di un rimbrotto e rimpatrio immediato, come è avvenuto in passato. Sono stati avvisati da più governi, incluso il nostro, oltre che da Israele. Ma loro vanno avanti, indefessi – con la scorta della Marina però. Indiscrezioni da fonti israeliane indicherebbero che è pronta una nave-prigione su cui trasbordare gli occupanti delle decine di barche che verranno abbordate, in attesa di accertamenti più approfonditi.

Pare infatti, da fonti israeliane e inchieste giornalistiche, che ci siano presunti legami tra certe figure coinvolte nell’organizzazione della spedizione e soggetti ritenuti vicini a Hamas o ad aggregazioni radicali. Il Ministero della Diaspora israeliano ha divulgato un rapporto che, secondo alcuni giornali, individua connessioni e nomi; un’inchiesta italiana riferisce a sua volta di elementi sospetti e di presunte raccolte fondi legate a personaggi già segnalati in passato per sospetto finanziamento ad Hamas. Per qualcuno dei naviganti, insomma, il ritorno a casa rischia di non essere così scontato.

Il grande archivio di Israele

Abbonamenti de Il Riformista

In partnership esclusiva tra il Riformista e JNS

ABBONATI