Guerra, Sanzioni all’Iran e Propaganda Anti-Israele
29 Settembre 2025 alle 12:39
L’articolo di Ugo Volli sintetizza gli sviluppi recenti della guerra tra Israele e Hamas, distinguendo tra il progresso delle operazioni militari, l’impatto delle sanzioni internazionali sull’Iran e le iniziative politiche e propagandistiche.
Le battaglie in corso
- Avanzata a Gaza: L’esercito israeliano (IDF) avanza con cautela a Gaza City per smantellare le fortificazioni di Hamas. Oltre 800.000 abitanti della città si sono spostati nelle zone sicure indicate dall’IDF, nonostante i tentativi di Hamas di bloccare lo spostamento, anche con esecuzioni sommarie di civili che accettavano aiuti.
- Fronte Houthi (Yemen): Il fronte aereo con lo Yemen rimane attivo, con gli Houthi che continuano a lanciare razzi e droni contro la popolazione civile israeliana (un drone ha colpito un albergo a Eilat).
- Difesa Laser: A Eilat sono state installate le prime batterie del nuovo sistema di difesa laser israeliano, reso operativo per la prima volta al mondo per contrastare i droni.
Sviluppi politici ed economici: le sanzioni all’Iran
L’azione politica più significativa è il ritorno delle sanzioni ONU all’Iran (clausola “snapback” dell’accordo JCPOA del 2015), un evento ignorato dai media ma con effetti duraturi:
- Motivazione: Reintrodotte dopo che alcuni firmatari hanno riconosciuto violazioni dei limiti di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran.
- Contenuto: Le sanzioni ristabiliscono:
- Embargo sulle armi convenzionali e restrizioni sui missili balistici.
- Restrizioni severe su transazioni finanziarie, commercio internazionale e settori chiave come energia (petrolio/gas) e banche.
- Divieti di viaggio e congelamento dei beni per individui ed entità iraniane legate al nucleare.
- Impatto: Si prevede che queste sanzioni, controllabili dagli USA e capaci di colpire i terzi che commerciano con l’Iran, danneggeranno sensibilmente la ricostruzione militare del Paese.
Atti simbolici e diplomatici
- Riconoscimento dello Stato di Palestina: Diversi Stati occidentali (tra cui Francia, Gran Bretagna, Canada e Australia) hanno annunciato il “riconoscimento” di uno Stato di Palestina inesistente. L’autore definisce l’atto come puramente simbolico, senza conseguenze concrete, volto a mostrare pubblicamente l’avversione a Israele. Si prevedono reazioni israeliane, come la possibile chiusura dei consolati a Gerusalemme che servono l’Autorità Palestinese.
- Discorso di Netanyahu all’ONU:
- L’abbandono dell’aula: Per la prima volta, oltre agli Stati musulmani, Russia, Cina e molti Stati africani, anche Francia, Gran Bretagna, Australia, Irlanda, Spagna, Belgio e Slovenia hanno abbandonato l’aula per non ascoltare il discorso del Primo Ministro israeliano.
- Contenuto: Netanyahu ha rivendicato il diritto all’autodifesa, ha promesso di completare la missione a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Ha escluso categoricamente sia la possibilità di lasciare Hamas al governo, sia la sua sostituzione con un’Autorità Palestinese (ANP) trasformata in Stato, citando l’alto gradimento per Hamas nei sondaggi ANP. Ha sottolineato il consenso quasi totale (90%) della Knesset contro lo “Stato di Palestina” e ha rinnovato la speranza di pace nel Medio Oriente.
La “Flottiglia” (Global Sumud Flotilla)
- Natura Propagandistica: L’autore etichetta la missione come un’iniziativa esclusivamente politica e propagandistica, il cui obiettivo (dichiarato dagli stessi attivisti) non è aiutare (avendo rifiutato offerte di consegna sicura a Cipro o ad Ashdod), ma “rompere il blocco israeliano”.
- Previsione: L’obiettivo di rottura è irrealizzabile, e la Marina israeliana è in grado di bloccare e arrestare gli equipaggi (che commettono reato entrando in acque soggette a blocco) senza violenza. L’autore ipotizza che la missione stia ritardando il viaggio per far coincidere il suo arrivo con il secondo anniversario del 7 ottobre, massimizzando così l’eco mediatica.