Jenin, gli israeliani sparano contro due palestinesi a terra. L’esercito apre un’inchiesta

La pala della ruspa bussa sulla saracinesca, non sta chiedendo il permesso di entrare. La serranda viene accartocciata dalle martellate, due uomini escono da sotto la crepa con le mani alzate: i soldati li obbligano a stendersi per terra, senza bisogno di ordini i palestinesi hanno già alzato le magliette, un gesto quasi istintivo per mostrare di non indossare cinture esplosive. Senza una ragione apparente — il video diffuso dalla televisione egiziana non ha il sonoro — le guardie della polizia di frontiera sembrano indicare con i fucili mitragliatori di rientrare nel magazzino, pochi secondi dopo li uccidono a freddo, la saracinesca viene fatta crollare su di loro. Adesso i portavoce militari provano a spiegare «che uno dei due terroristi ha cercato di alzarsi in piedi e ha fatto un movimento sospetto». I palestinesi erano ricercati per aver piazzato esplosivi contro le truppe negli scontri di questi mesi a Jenin e i soldati li avevano circondati per convincerli a uscire: sarebbero stati loro a tentare di rientrare nel rifugio, disobbedendo agli ordini. I comandanti hanno aperto un’inchiesta. Jenin resta una cittadina sotto assedio: l’esercito ha di nuovo intensificato le operazioni nel nord della Cisgiordania, ieri le truppe sono state ancora una volta dispiegate tra i cubi grigi mal intonacati, i cecchini piazzati sui tetti, i carrarmati a bloccare gli incroci. Il filmato emerso dal campo rifugiati palestinese è subito diventato un altro spezzone del film ultranazionalista messo in scena ogni giorno dall’estrema destra al potere. Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale e leader dei coloni, ha proclamato: «I militari hanno agito come dovevano, i terroristi devono morire». Mentre l’Autorità palestinese denuncia «l’esecuzione sommaria, è stato commesso un crimine di guerra». La situazione in Cisgiordania diventa sempre più instabile, soprattutto per le violenze dei coloni che ieri hanno dato fuoco a una moschea. La polizia ha arrestato l’estremista israeliano che una ventina di giorni fa era stato ripreso mentre bastonava un’anziana palestinese durante la raccolta delle olive. I ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono che il governo a Gerusalemme «protegga» la popolazione dei territori occupati dagli assalti dei fanatici: oltre tremila ulivi sono stati danneggiati dagli inizi di ottobre, 112 palestinesi sono stati feriti, una cinquantina di villaggi assaltati. I ministri che rappresentano gli ultrà delle colline continuano a premere per l’annessione della Cisgiordania, nonostante l’opposizione di Donald Trump, il presidente americano. E non hanno rinunciato al progetto di riprendersi tutta la Striscia di Gaza per ricostruire le colonie evacuate nel 2005. Il loro espansionismo ideologico si allarga alla Siria dove i militari hanno arrestato un gruppo di estremisti che aveva attraversato la frontiera per costruire un avamposto: chiamano quest’area con il nome biblico di Bashan e sostengono che secondo la Torah le terre erano state destinate a una delle tribù ebraiche.

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