Lettera aperta a Marco Travaglio: perché lei sta con l’invasore?
Gentile Travaglio, all’inizio del Novecento l’avanguardia futurista italiana esaltava il varietà perché meraviglioso ed eccentrico, antintellettuale e popolare, capace di coinvolgere il pubblico in modo attivo e di suscitare il suo apprezzamento con urla e Mo schiamazzi. d «Creiamo la scena», scriveva Enrico Prampolini nel Bi 1915. Inventiamo c cioè uno spettacolo che non deve dipenL dere dal significato delle parole ma dalla ca libera e sfrenata immaginazione dell’autore; che non deve quindi imitare la c realtà ma stupire, divertire, emozionare e abbindolare gli spettatori con la rapidità e il sensazionalismo del suo messaggio. Il «teatro della sorpresa», come recita il titolo di un manifesto firmato da Filippo Tommaso Marinetti e Francesco Cangiulli sei anni dopo, doveva insomma gettare alle ortiche ogni scoria élitaria e diventare «alogiG co, irreale». Artificio, comicità, circo, imprevedibilità, testi scarni e improbabili personaggi erano i canoni e i valori della drammaturgia futurista. Ebbene, mi creda: io l’ammiro. L’ammiro perché, a mio avviso, lei ha riportato agli antichi fasti un movimento culturale e politico che ha influenzato non poco l’esperienza fascista. I suoi editoriali sul Fatto, le sue comparsate televisive e i suoi soliloqui sul palcoscenico sono ormai spettacoli cult. Il genere: burlesque giornalistico. I prezzi: modici. Parafrasando Gigi Proietti, sono spettacoli in cui tutto è finto e niente è vero. E in cui, come sosteneva proprio Marinetti, la parola «libertà» deve essere abolita. Infatti, da lei non viene mai menzionaàa ta quando a. racconta la nali travolgente di avanzata di Mosca nel a Donbas. Una h’io marcia inie ziata nel . 2022 con l’occupazion ne di territori dai quali l’esercito rusrso so, dopo aver come messo stragi indescrivibili (you remember Bucha e Ma’è riupol?), si è dovuto ritirare. Per riconquistarne, dopo oltre tre anni di devastazione dell’Ucraina, solo un misero un per cento. Gentile Travaglio, non sono uno studioso di geopolitica. Perciò non ho certezze. Diversamente da lei, non so come andrà a finire questa maledetta guerra. Molto dipenderà dalle scelte finali del «compagno di merende» Marco Travaglio di Putin che risiede nella Casa Bianca. In questo senso, anch’io come lei, ma per ragioni forse opposte, non sono ottimista. La sproporzione delle forze in campo, grazie anche al «soccorso rosso» militare nordcoreano e strategico di Pechino, è innegabile. Il rischio che la carneficina continui quindi c’è. Anch’io come lei, beniteso, tifo affinché sia fermata. Auspicabilmente senza una resa incondizionata dell’aggredito. Mi permetta in proposito di osservare tuttavia, che il suo «spirito umanitario» non si è invece manifestato nel conflitto israelopalestinese. Dove, di fronte a una analoga sproporzione delle forze in campo, non l’ho mai sentita chiedere ad Hamas (l’aggressore) di deporre le armi per arginare il «genocidio» dei ga2awi. Gentile Travaglio, si narra che Indro Montanelli -considerato suo maestro- abbia detto di lei: «È un Grande Inquisitore, da far impallidire Vyšinskij, il bieco strumento delle purghe di Stalin […]. Non uccide nessuno. Col coltello. Usa un’arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l’archivio». Lei, che in compenso vanta una discreta collezione di condanne civili per diffamazione, non crede che sia giunta l’ora di aggiornare il suo archivio? Magari sostituendo le veline del Cremlino con buoni testi di storia, per fare qualche esempio, sul Memorandum di Budapest (1994), sui «fatti di Euromaidan» (2013-2014) e sugli accordi di Minsk (2014-2015)? Le assicuro che la mia stima nei suoi confronti salirebbe vertiginosamente. Grazie per l’attenzione, anche se so che non ci sarà. —End text— Author: MICHELE MAGNO Heading: Highlight: Diversamente da lei, caro Travaglio, non so come andrà a finire questa maledetta guerra. Molto dipenderà dalle scelte finali del «compagno di merende» di Putin che risiede nella Casa Bianca. In questo senso, anch’io come lei, ma per ragioni forse opposte, non sono ottimista. La sproporzione delle forze in campo, grazie anche al «soccorso rosso» militare nordcoreano e strategico di Pechino, è innegabile. Il rischio che la carneficina continui quindi c’è.