I vandali di Torino e il fondamentalismo. Chissà se lo sanno

C’è da chiedersi se i pro Pal che hanno invaso la redazione della Stampa in difesa di un imam radicale conoscano il fondamentalismo islamista. A a pagina 14 C’ è da chiedersi se per i manifestanti pro Pal che hanno invaso e vandalizzato la redazione della Stampa, vuota per lo sciopero, in difesa di un imam radicale, sia totalmente trascurabile (o forse: del tutto ignoto) il ruolo politico che il fondamentalismo islamista ha avuto negli ultimi vent’anni (almeno). Un ruolo nefasto non tanto per il cosiddetto Occidente e in particolare per l’Europa (le cui sorti, per altro, sono del tutto indifferenti a questi giovani europei scontenti di esserlo); ma per i Paesi arabi e il mondo musulmano nel suo complesso, devastati dall’ossessione reazionaria e antimoderna di un clero oscurantista e patriarcale che, ovunque, ha lasciato segni tremendi nella carne dei popoli e delle donne in particolare. Dalla repressione delle primavere arabe alla teocrazia femminicida di Teheran, dall’orribile regime afgano, per il quale è proibito anche cantare, e per le bambine andare a scuola, alla torsione religiosa che Hamas ha imposto alla resistenza palestinese, un tempo laica e ora islamizzata, per arrivare al giro di vite contro i curdi (laici e di sinistra) per mano dell’islamista Erdogan, è mai possibile che i ragazzi pro Pal non vogliano o non possano mettere a fuoco quanto sia nemico della libertà il fondamentalismo islamico (tanto quanto il fondamentalismo cristiano dei Maga, tanto quanto il disgustoso suprematismo biblico dei coloni israeliani in Cisgiordania)? Davvero basta essere “contro l’Occidente” per giustificare qualunque paranoia reazionaria, da Putin al jihad? Ma se così stanno le cose, a che vale invocare la libertà e i diritti come bene universale? E con il patriarcato, che nell’Islam fondamentalista conosce il suo trionfo, come la mettiamo?

Il grande archivio di Israele

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