Drone dell’Idf uccide due fratellini a Gaza, superati i 70mila morti
Due fratellini palestinesi, Fadi Tamer Abu Assi, di 10 anni, e Juma, di 12, sono stati uccisi in un attacco di droni israeliano nella zona a est di Khan Yunis, Bani Suheila, in un giorno che segna un altro record drammatico per Ga2a: le vittime della guerra sono più 70mila, 70.100 è il conteggio del ministero della sanità di Ga2a. La notizia della morte dei fratellini Assi è stata confermata dai medici dell’ospedale Nasser. Lo zio dei bambini, Mohamed Abu Assi, ha detto alla Reuters che i bambini si erano allontanati dal centro sfollati in cui vivevano D con la famiglia per raccogliere legna da ardere, visto che il padre è in sedia a rotelle e non può muoversi: «Cosa hanno fatto? Non hanno missili o bombe, sono andati a raccogliere legna per il padre perché potesse accendere un fuoco». L’esercito israeliano parla di «due sospetti che hanno oltrepassato la linea gialla, condotto attività sospette sul terreno e avvicinato le truppe dell’Idf operanti nella Striscia di Ga2a meridionale», ma non menziona bambini. Immagini condivise da due account Instagram palestinesi mostrano i loro corpi avvolti in lenzuola bianche, circondati dai familiari. Nella stessa zona, venerdì, un altro raid israeliano aveva causato la morte di un uomo, identificato come Abdallah Wajdi Rizq Hamad. Stessa dinamica: l’esercito sostiene che avesse attraversato la linea gialla che delimita le posizioni controllate da Israele. Nei mesi scorsi, i soldati hanno piazzato dei blocchi gialli per indicare il nuovo confine dell’area di Ga2a che hanno occupato, ma non sono presenti su tutta la linea e decine di persone sono state uccise perché sono entrate nella zona vietata. Dall’avvio della tregua, almeno 352 palestinesi sono stati uccisi in raid dell’Idf, secondo il ministero della salute di Hamas che non distingue tra combattenti armati e civili. L’esercito sostiene che fossero tutte operazioni contro “terroristi”. Hamas ha convocato i mediatori perché facciano pressioni su Israele per mettere fine agli attacchi. La tregua è sempre più fragile, e il piano Trump si sta avvitando. I colloqui per l’avvio della cosiddetta fase due sono in stallo, e il rischio che non ci si arrivi mai è reale. Gli americani vorrebbero che il disarmo di Hamas fosse gestito dalla forza di stabilizzazione, ma faticano a reclutare paesi musulmani e arabi per costruire il contingente internazionale. Anche l’Azerbaijan e l’Indonesia, che avevano dato la loro disponibilità, hanno fatto parziale marcia indietro sul numero di soldati che sono disponibili a inviare e comunque, dice una fonte egiziana a conoscenza delle discussioni in corso, «nessun paese è disposto a partecipare a una missione di combattimento» contro il gruppo armato palestinese.