Umm Kultum. Così Israele vuol scippare la “voce” del mondo arabo
L’articolo più schierato negativamente: linguaggio carico, tesi non supportate da fonti plurali, una narrazione che attribuisce a Israele intenzioni culturali ostili senza verifiche o confronto con dati reali. Nessun riferimento al ruolo dei gruppi estremisti nella manipolazione identitaria regionale. È il pezzo più ideologico e sbilanciato della giornata.
Giù le mani da Umm Kultum. Si indignano e protestano gli egiziani perché un’orchestra israeliana vuole organizzare una serie di concerti in onore dell’icona della musica egiziana, gridano all’oltraggio per aver “rubato” il patrimonio culturale dell’Egitto. “Firqat Alnoor”, un’orchestra di musica classica araba composta da musicisti ebrei e arabi provenienti da tutto Israele, ha girato un video promozionale sulle dune di Dubai. Il video mostra l’orchestra mentre suona “Ghanili Shway Shway” di Umm Kulthum e include immagini dell’artista che canta, utilizzando spezzoni del film egiziano “Salama”. Mentre il videoclip faceva il giro del mondo arabo, sui social media si sono moltiplicati i post che accusavano l’orchestra israeliana di appropriarsi della cultura egiziana. La famiglia di U m m K u lthum ha condannato il video, promettendo azioni legali. Umm Kulthum, a volte soprannominata la “Quarta Piramide” d’Egitto o “la signora del Cairo”, è stata una delle cantanti più venerate del mondo arabo, compresi gli ebrei mizrahi – quelli originari di Paesi arabi e nordafricani – con la sua voce profonda e risonante, le sue romanze che durano ore. Si esibì ad Haifa negli anni ‘30, quando la città faceva parte della Palestina durante il Mandato britannico. Dopo la sconfitta dell’Egitto contro Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, Umm Kulthum scelse canzoni con temi di orgoglio nazionale e una con testi sulla riconquista della Palestina. Morì otto anni dopo, nel febbraio 1975, all’età di 76 anni. Il suo funerale fu un evento nazionale e popolare senza precedenti in Egitto, a cui parteciparono oltre quattro milioni di persone. La sua voce non era semplicemente uno strumento per cantare: era uno specchio che rifletteva l’anima di un’intera nazione. Risuonava la coscienza collettiva del suo popolo, dando voce ai suoi sogni e ai suoi dolori. Umm Kulthum ha trasceso il ruolo di attrice e cantante per diventare un’i c on a culturale e nazionale, la voce del mondo arabo nei suoi momenti più significativi. Il direttore israeliano di “Firqat Alnoor”, Ariel Cohen, sostiene che Umm Kulthum non è mai stata una nemica, ma per i fan della “Stella d’Oriente” l’oltraggio resta.